Prove generali da capogruppo per Ccb Trento
Il primo luglio 2018, D-day della riforma del credito cooperativo, si avvicina. Iccrea e Ccb, le due candidate capogruppo del settore (per la verità ci sarebbe anche il gruppo Raiffeisen di Bolzano, che però si limiterà a operare sul territorio provinciale) muovono le loro pedine. Ieri Ccb di Trento ha riunito a Milano le 104 banche che hanno aderito al suo progetto. Solo pochi mesi fa si parlava di 110 istituti. Poi sono intervenuti alcuni accorpamenti. Che continueranno. Tanto che le banche aderenti diventeranno 101 già a novembre. Del resto la stessa cosa sta avvenendo sul fronte Iccrea. Qui le 162 banche aderenti sono diventate 154. «Per quanto ci riguarda, noi siamo già un gruppo e ci comportiamo di conseguenza. Condividendo i progetti con gli istituti che hanno aderito», ha rimarcato ieri il presidente di Ccb Trento, Giorgio Fracalossi. Ieri gli 800 delegati delle 104 banche di credito cooperativo riuniti a Milano hanno ascoltato anche il punto di vista dei rappresentanti della Banca d’Italia. Punto di vista cruciale visto che senza il via libera di via Nazionale (e della Bce) le aspiranti capogruppo non andranno da nessuna parte. Nel caso della Ccb di Trento, quando la Banca d’Italia darà l’autorizzazione all’aumento di capitale sarà immediatamente convocata un’assemblea e partiranno gli addebiti alle banche aderenti. Si parla di 700 milioni di euro che consentiranno al gruppo di avere una capitalizzazione da 1,2 miliardi di euro. Con un indice di patrimonializzazione (Cet1 Ratio) del 17,2%. Banca d’Italia e Bce (a cui farà capo la vigilanza del nuovo gruppo) richiederanno il rispetto di precisi parametri rispetto alle sofferenze e alla loro copertura. E questo sarà l’aspetto più delicato per il settore.