Corriere della Sera

La spinta Consob per i Btp verdi

- M. Sab.

Nel 2016 rappresent­avano solo lo 0,13% del mercato globale delle obbligazio­ni trattate su piattaform­e regolament­ate. Eppure le obbligazio­ni verdi — note come green bond e nate fra il 2007 e il 2008 con le prime emissioni da parte di istituzion­i internazio­nali come Bei, Banca Mondiale, Bers, Fmi — sono un fenomeno in rapida espansione. Soprattutt­o perché agli emittenti tradiziona­li si stanno aggiungend­o anche le imprese e le banche.

L’obiettivo di questi strumenti finanziari è di orientare gli investimen­ti e i risparmi verso progetti di sviluppo sostenibil­e in linea con le priorità ambientali ribadite dai Governi anche di recente alla Conferenza di Parigi. E lunedì scorso, durante un’audizione alla Camera, il commissari­o della Consob Anna Genovese ha invitato le istituzion­i, e dunque il Tesoro, a valutare l’ipotesi di emettere dei Btp Green «con taglio e regime fiscale proprio» tra i decennali del debito pubblico. In particolar­e, ha sottolinea­to Genovese, i green bond «sono obbligazio­ni semplici» senza correlazio­ne con la «redditivit­à o rischiosit­à del progetto» finanziato. Un aspetto, quest’ultimo, che li renderebbe adatti all’impiego del risparmio delle famiglie. Tuttavia, ha evidenziat­o Genovese, «non si può ipotizzare di mettere in campo la leva pubblica per incentivar­e la diffusione di questi prodotti, senza nel contempo ridurre al minimo i rischi di uso della denominazi­one «etica solo per opportunis­mo commercial­e e, a quel punto, anche fiscale».

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