Higuain esiste
Ancora riserva, entra e segna liberando la Juve da ogni paura Conclude l’opera Mandzukic
Ci mette nove minuti a riprendersi tutto e con gli interessi. Un gol, il terzo appena della sua stralunata stagione, cambia il destino di Gonzalo Higuain e anche quello della Juventus, che piega il tenace Olympiacos e accende la sua Champions. Il Pipita parte in panchina, ma chiude al centro della scena: il suo destro dentro l’area, nel cuore del secondo tempo, è una boccata di ossigeno in una notte maledettamente complicata. Ed è sempre l’ombroso argentino, con tenacia e rabbia, ad avviare l’azione del raddoppio di Mandzukic (di testa) e a impreziosirla con un pallone in profondità per Dybala, più da fantasista che da centravanti.
Higuain è una specie di scaccia fantasmi. Perché lo 0-0, inchiodato per quasi settanta minuti, suonerebbe come una condanna dopo la netta sconfitta di Barcellona. Per fortuna c’è Gonzalo. E, come per magia, la Juve riparte, cancellando l’insostenibile lentezza con cui approccia questa partita infida. Il Pipita nasconde le solite lacune di questo contraddittorio inizio di stagione che il derby sembrava aver spedito in soffitta. Ora i bianconeri, arrivati alla quinta vittoria consecutiva in Champions dentro lo Stadium, dovranno arrivare a sei con lo Sporting Lisbona per conquistare il secondo posto in solitudine nel girone. Intanto completano l’en plein italiano: tre vittorie su tre. Un bel passo in avanti rispetto alla prima giornata in cui avevamo raccolto appena uno striminzito pareggino. Per la verità c’è poco da rallegrarsi. Il calendario, per una volta, era favorevole. E a parte il Napoli, nessuno ha incantato.
Tantomeno la Juve. La serata con l’Olympiacos è in salita sin dal riscaldamento quando si ferma Pjanic per un problema muscolare. Allegri ripiega su Bentancur, ma non è la stessa cosa. Manca il regista, il faro, il manovratore del centrocampo.
Per mezzora la Signora è abulica, sfilacciata, molle, inconcludente, come contro la Fiorentina una settimana prima. E guarda caso anche con i viola non c’era il bosniaco a illuminare la scena. Senza Pjanic e con la trequarti affollata, la manovra è prevedibile, un estenuante giro palla (possesso record del 75%) che non trova sbocchi. Lo stesso Dybala finisce prigioniero di se stesso: le sue due punizioni sono fiacche come il gioco della Juve. Inoltre i greci sono tosti. Niente di straordinario, ma giocano stretti e corti, in nove dietro la linea della palla e ripartono con una serie di contropiedi ficcanti: Barzagli rischia con un retropassaggio, Bentancur salva su Emenike, Buffon neutralizza il tiro di Pardo. Lo Stadium quasi rumoreggia.
Negli ultimi undici minuti prima dell’intervallo, i bianconeri si accendono più con la forza della disperazione che con l’organizzazione: Proto neutralizza i colpi di testa in serie di Mandzukic, Sturaro e ancora Mandzukic e Engels rischia l’autogol sul cross basso da sinistra di Douglas Costa, ma il pallone si ferma sul palo. E anche nella ripresa gli allegriani provano a dare continuità all’azione, senza lucidità, ma con rabbia. Ci vuole però Higuain. La sua rabbia, la sua forza, la sua voglia di riscattarsi dopo due panchine e tante critiche. Il figliol prodigo è di nuovo al centro della scena. E per la Juve è tutto molto più semplice.
Buffon Felice per Higuain, è tutto merito suo Adesso starà bene Barzagli Gonzalo è entrato benissimo Spero sia il gol della liberazione