Linea dura del prefetto di Barcellona. Alta tensione, Madrid chiude lo spazio aereo «Catalogna, fermerò il voto»
La polizia ha deciso di sigillare i seggi. Ma gli indipendentisti li occupano
Sale la tensione tra Madrid e Barcellona alla vigilia del referendum catalano. Il prefetto ha deciso di adottare la linea dura e impedire il voto. E la polizia, anche quella catalana, ha blindato i seggi. Ma gruppi di secessionisti catalani hanno occupato le scuole dove si dovrebbe votare. Il re Felipe ha annullato tutti gli impegni fino all’8 ottobre, il premier Mariano Rajoy per restare in Spagna ha rinunciato a partecipare al summit dell’Unione Europea di Tallinn in Estonia. Madrid ha deciso di chiudere lo spazio aereo.
Si farà? Non si farà? Il referendum indipendentista sta trasformando l’intera Catalogna in una gigantesca sfida a guardie e ladri. Non fosse una cosa seria sembrerebbe un film di Totò, ma forse è così che si devono fare le rivoluzioni in una democrazia.
Ad ogni mossa del governo di Madrid, i secessionisti rispondono con un dribbling furbo per ridurre i rischi legali ed evitare situazioni violente. Il vice presidente catalano Oriol Junqueras sfoggia sicurezza con il Corriere. «Il referendum si farà, almeno noi ce la metteremo tutta per permettere ai cittadini di esprimersi. E vedrete, siamo organizzati per riuscirci».
Finora sembrerebbe poter aver ragione. Madrid aveva cantato vittoria pochi giorni fa quando la polizia aveva sequestrato quasi 10 milioni di schede elettorali, i software per la gestione dei nomi degli aventi diritto al voto e congelato i conti per impedire l’acquisto delle urne o la stampa di nuove schede. Invece, ieri, almeno una delle urne illegali è comparsa, come un’attrice famosa, in conferenza stampa con riflettori e flash addosso. E’ di plastica opaca con coperchio nero, sigilli rossi e il simbolo della Generalitat su una facciata, segno che è stata costruita su commissione e non può essere sostituita con una scatola comprata dal ferramenta. Il costo dell’ordine? Tra i 20 e i 30mila euro secondo i prezzi indicati sul web della ditta cinese che l’avrebbe prodotta. Dove sono nascoste le 6200 urne necessarie per ciascuna sezione elettorale? La polizia le troverà?
Fare campagna elettorale è fuorilegge, ma ieri notte migliaia di persone hanno partecipato in Plaça de España alla festa di chiusura della campagna che non avrebbe dovuto esserci. Di esempi del genere ce ne sono a decine. Promuovere la partecipazione al voto è vietato, ma 400 trattori hanno bloccato il traffico di Barcellona inneggiando al voto per poi «assediare» l’ufficio del prefetto Enric Millo.
La polizia ha avvertito i presidi delle scuole che a concedere gli istituti come seggi rischiano multe (personali) di 600mila euro. Il governo catalano allora ha chiesto le aule per «attività ricreative», così dalla fine delle lezioni di ieri,
fino alla mattina di domenica quando è annunciata l’apertura dei seggi, sono improvvisamente fioriti laboratori creativi, lezioni di cucito, canto popolare, mosaico bizantino. Attività no stop per quasi 40 ore di seguito. Sacco a pelo e paella portata da casa inclusa.
Per porre i sigilli come gli ordinano i giudici, ora gli agenti dovrebbero trascinare fuori ad uno ad uno gli occupanti. Ieri sera alcuni Mossos si sono affacciati alle scuole e sono tornati in commissariato a riferire. «Insisto, non ci sarà referendum il primo ottobre», ha detto il portavoce del governo L’attesa Migliaia di persone hanno partecipato all’ultimo vertice dei gruppi indipendentisti venerdì a Barcellona, a due giorni dal referendum di domani di Madrid Iñigo Mendez de Vigo. Il capo dei Mossos d’Esquadra, la polizia catalana, Josep Lluis Trapero, ha ordinato in una circolare moderazione di fronte a forme di resistenza passiva. Gli agenti dovranno però identificare chi è ai seggi, farli uscire e requisire il materiale. «Nessun problema — dice però il vicepresidente catalano Junqueras —. Se verranno sequestrate delle urne si potrà continuare a votare». Come? «Ci sono molti modi, abbiamo avuto il tempo per pensarci».