Zucchero, stop alle quote Ue Ma l’Italia ora rischia un aumento dell’import
Fine delle «quote» di produzione di zucchero assegnate dalla Ue ai Paesi membri. Da domani i produttori di zucchero italiani ed europei saranno esposti ai venti del mercato. Unica protezione: i 17 milioni l’anno di fondi europei che il governo italiano continuerà ad assegnare fino al 2020 ai produttori di barbabietole (in pratica, 450 euro a ettaro). Oggi l’Italia importa il 70-80% del fabbisogno di zucchero. Di fronte alla concorrenza dei Paesi del Nord europa, il rischio è un ulteriore aumento dell’import.
Fino al 2006 l’Ue imponeva dazi alle importazioni di zucchero e con le risorse incamerate sovvenzionava l’export, abbassandone i prezzi. L’equilibrio è saltato quando da una parte l’Ue ha siglato l’accordo Everything but arms, cioè «tutto eccetto le armi» per cui si sono tolti dazi alle importazioni di zucchero da una serie di Paesi in via di sviluppo. Inoltre un arbitrato in ambito Wto ha impedito allo zucchero europeo dal 2006 di essere esportato a prezzi calmierati. Si è tolto così lo sbocco al di fuori dei confini della Ue a 3-4 milioni di tonnellate di produzione.
Se si aggiunge che la produzione italiana è meno competitiva di quella del Nord Europa (perché le nostre barbabietole hanno meno zucchero e più difficile da estrarre) si capisce perché negli ultimi dieci anni l’Italia sia passata da una produzione di 1,5 milioni di tonnellate di zucchero a circa 300 mila. Da notare: i consumi nazionali di zucchero ammontano a 1,5-1,6 tonnellate l’anno (20% retail e 80% industria alimentare).
I produttori sono rimasti due. A fine luglio Sadam — subholding del comparto alimentare del gruppo Maccaferri — ha venduto confezionamento e marchio Eridania alla francese Cristal Union. A Sadam resta quindi lo zucchero importato in gran parte dai Paesi del Nord Europa. L’Italia consuma 1,6 migliaia di tonnellate di zucchero
uno stabilimento (a San Quirico, Parma) e 6-7.000 ettari di produzione. Solitaria sul mercato a tenere alta la bandiera italiana con il marchio Italia Zuccheri resta la cooperativa Coprob, che trasforma in due stabilimenti le barbabietole coltivate su 32 mila ettari di terreno (in gran parte tra Emilia e Veneto). «Non ci resta che migliorare ancora la nostra competitività — dicono in Coprob — E spiegare al mercato i vantaggi di una produzione a filiera corta».