Tim pronta a ricorrere in tribunale Calenda: noi seri, regole applicate
La società telefonica ribadisce: nessun obbligo di notifica, non abbiamo ricevuto sanzioni
Tim resta convinta che non aveva alcun obbligo di notificare al governo l’ingresso di Vivendi nel capitale. All’indomani della decisione della commissione sul «golden power» istituita a Palazzo Chigi, il gruppo telefonico torna alla carica per ribadire con un comunicato la sua contrarietà al verdetto, che rischia di costare fino a 300 milioni di euro di sanzione. La multa non è stata ancora comminata. L’iter è all’inizio. «La Società, coerentemente con i propri interessi — dice la nota emessa da Tim —, continuerà a far valere le proprie argomentazioni nelle sedi competenti, certa di avere agito nel pieno rispetto delle norme». Tim presenterà ricorso contro la decisione di Palazzo Chigi, con il rischio di inasprire ulteriormente il conflitto con il governo.
«Su Tim applichiamo le regole. Come deve fare un paese serio» ha detto ieri il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, che continua a ritenere inaccettabili i modi di Vivendi nei confronti del governo. E non tanto per la nomina di Amos Genish ad amministratore delegato del gruppo telefonico, che rientra nella dinamica normale di un’azienda privata. Anche se fonti vicine a Palazzo Chigi fanno capire che si poteva aspettare la chiusura della procedura prima di nominare un nuovo amministratore delegato. E’ piuttosto il continuo botta a risposta e l’annuncio tempestivo dei ricorsi che, da un punto di vista istituzionale, vengono ritenuti inaccettabili trattandosi di una questione politica e non di business.
In politica la forma è sostanza. E con la procedura sul «golden power» ancora in corso il rischio per Vincent Bolloré non è da sottovalutare. È vero che la procedura riguarda Tim, ma la notifica fatta in ritardo da Vivendi al governo sul superamento della soglia del 3% e sull’influenza esercitata nel gruppo telefonico — accertata dal comitato sul «golden power» — secondo alcune interpretazioni potrebbe rendere nulli gli atti messi in pratica dal gruppo francese. Ma, come detto, l’iter è solo all’inizio e nulla ancora si sa su come il governo intende giocare la carta dei poteri speciali. Ci vorranno almeno 120 giorni perché si concluda il procedimento e venga decisa l’entità dell’eventuale sanzione al gruppo telefonico.
Ma, al di là degli annunciati ricorsi, si sa molto poco anche sulle intenzioni di Tim, che prima o poi dovrà trovare una modalità per superare questo impasse istituzionale. Possibilmente prima di portare tutto in Tribunale, con il rischio di rallentare i programmi l’azienda. In una lettera inviata giovedì ai dipendenti di Tim subito dopo la nomina, Genish ha riconosciuto che Tim «deve avere una collaborazione costruttiva con le istituzioni e le autorità». Da questo punto di vista sarà strategico il ruolo di «garante» del vicepresidente Giuseppe Recchi, a cui sono state affidate le deleghe sulla security, ovvero su Sparkle e Telsy, le due società ritenute strategiche per la sicurezza nazionale.