«Operativi subito, un bel risultato Adesso serve uno scatto finale»
Moavero: non esiste un algoritmo e non dev’essere una scelta in base a scambi politici
«Era un passaggio cruciale e dunque il risultato va visto in termini positivi. Ma di fronte abbiamo ancora snodi decisionali importanti e concorrenti forti».
Enzo Moavero Milanesi è il coordinatore degli sforzi italiani per portare a Milano, al grattacielo Pirelli, la sede dell’Ema: l’Agenzia Ue del farmaco traslocherà da Londra a causa della Brexit. Ieri, la Commissione europea ha pubblicato una valutazione sulle città candidate a ospitare l’Agenzia e Milano emerge tra le meglio piazzate rispetto ai criteri fissati nel giugno scorso.
La Commissione annota che in alcuni punti le informazioni fornite non sono sufficienti.
«Noi pensiamo di aver dato le informazioni richieste. E infatti, leggendo questa sorta di pagelle, la Commissione segnala al massimo alcune integrazioni, utili ma non fondamentali. La Commissione non fa graduatorie, ma dalla lettura delle varie schede valutative, si comprende che ci sono cinque o sei città in conformità con i parametri prescritti e a ciascuna viene chiesta qualche integrazione».
Qual è il punto di forza di Milano?
«Può sembrare ovvio, ma è essenziale: Milano garantisce, con il complesso della sua proposta, la continuità del lavoro dell’Agenzia. Non dimentichiamo che è la prima volta che l’Ue deve spostare un ufficio del genere già operativo».
Insomma, il trasloco a Milano non creerebbe rallentamenti?
«Questo è l’obiettivo italiano. L’Ema sostanzialmente esamina nuovi farmaci e nuove sostanze per produrli. La sua attività, quindi, è direttamente collegata al diritto alla salute: rallentarne il lavoro, potrebbe ritardare l’ingresso sul mercato di nuovi farmaci, magari importantissimi per i pazienti».
Nei giorni scorsi sono stati diffusi i risultati di un sondaggio tra i dipendenti dell’Agenzia. Che hanno indicato come possibili destinazioni preferite Amsterdam oppure Barcellona.
«Si trattava, appunto, di preferenze dei dipendenti, che vedevano comunque Milano tra le prime quattro gradite. Ma il rapporto della Commissione è qualcosa di molto diverso, è la valutazione formale e ufficiale: un’analisi dettagliata e pubblica delle diverse offerte. Per questo, era prioritario soddisfare bene i requisiti. Peraltro, nel dossier di candidatura, abbiamo prestato molta attenzione alle persone. Ema ha circa 900 dipendenti, con oltre 500 figli in età scolare. Abbiamo pubblicato dati precisi sulle scuole, sull’assistenza sanitaria e sulle opportunità per trovare casa, dentro e fuori città; nonché sul mercato del lavoro lombardo, che è tra i più dinamici d’Europa, per chi accompagna i dipendenti di Ema».
In che cosa Milano risponde bene?
«Per prima cosa, abbiamo la disponibilità immediata di un edificio adeguato. Il grattacielo Pirelli, tra l’altro, ha una superfice quasi doppia di quella dell’attuale sede dell’Agenzia a Londra. Inoltre, c’è un’ottima rete di trasporti ma soprattutto un buon “ecosistema”: è un fatto non troppo conosciuto, ma l’Italia agli inizi degli anni 2000 è stata tra i Paesi pionieri
I requisiti e le variabili Abbiamo pubblicato dati precisi su scuole, assistenza sanitaria, mercato immobiliare e del lavoro, che è tra i più dinamici d’Europa
in Europa nell’introdurre moderne regole per i nuovi farmaci e l’Aifa, l’agenzia italiana, gode di un’eccellente reputazione».
In novembre sarà scelta la destinazione dell’Agenzia. Ora che cosa occorre fare?
«La prima cosa è fornire tutte le informazioni supplementari, ritenute necessarie. Poi, occorre un gran lavoro diplomatico e politico. Non dimentichiamoci che la nuova sede di Ema sarà scelta con il voto di tutti i Paesi membri dell’Ue. Bisogna convincerli a votare Milano, con fitti contatti bilaterali con i loro governi per spiegare le qualità della nostra candidatura».
C’è chi teme che la scelta possa essere tutta sul piano di scambi tra gli interessi dei Paesi maggiori.
«Nella mia personale esperienza europea, mescolare troppo le questioni non è affatto un bene. La decisione su Ema va presa con gli occhi fissi alla funzionalità dell’Agenzia e ai connessi interessi prioritari dei cittadini. Non si devono fare “baratti” o sovrapporre le finalità politiche. È vero che l’Unione europea ha le sue geometrie, le sue alleanze, le sue convergenze storico-geografiche, ma è azzardato tradurle sempre in una sorta di algoritmo per sbizzarrirsi in previsioni sul risultato di una scelta sensibile come questa».