Auto elettrica, i dubbi di Marchionne Fca, su le vendite
Conferita a Sergio Marchionne la laurea honoris causa in ingegneria meccatronica dall’Università di Trento, nel Polo Meccatronica di Rovereto, per «l’eccezionale impegno e professionalità nella gestione di diverse realtà industriali ai massimi livelli internazionali». L’integrazione tra una Fiat, profondamente italiana, ed una Chrysler, americana dalle radici, è ormai portata ad esempio e Fiat Chrysler oggi è pronta ad affrontare la rivoluzione in atto nel settore auto. Una visione, come al solito, molto pragmatica quella esposta da Marchionne, che non vuole creare false illusioni, come in passato, quando l’idrogeno pareva la soluzione per poi scoprire che produrlo significava spostare l’inquinamento alla fonte. «Ora è la volta dell’elettrico, un progetto da considerare ma deve essere pensato con lungimiranza e realismo: è un’arma a doppio taglio». I veicoli elettrici non sono la risposta definitiva, va ancora considerato l’impatto sul pianeta durante il completo ciclo di vita, in particolare per le sorgenti d’energia. Marchionne ha difeso i brand, posizionando quelli di maggior valore — Alfa Romeo, Maserati, Jeep — nelle fabbriche italiane, salvando l’occupazione anche futura. Ha cambiato non solo la visione industriale ma anche quella commerciale. Fca oggi è un player internazionale, filiali e concessionari fanno squadra, tagliando lentezze burocratiche. Il cliente si trova di fronte ad una pronta consegna, vede la macchina che ha scelto e la ritira dopo solo tre giorni. I risultati si vedono nelle vendite italiane di settembre: Fca ha consegnato il 5,2% in più sul 2016, con Jeep che ha aumentato le registrazioni del 44,3%, una quota di mercato del 3,1%, la più alta di sempre, e Compass che a pochi mesi dal lancio ha già raccolto 18mila ordini.