Corriere della Sera

Il discorso del re: catalani sleali

Il re con Madrid. Colau: parole indegne. A Barcellona 700 mila in piazza contro le cariche della Guardia Civil

- di Sara Gandolfi e Andrea Nicastro

Le autorità catalane «hanno violato i principi democratic­i dello Stato di diritto» con una «slealtà inaccettab­ile». Re Felipe va in tv a due giorni dal referendum in Catalogna. Dura la replica della sindaca di Barcellona, Colau: «È stato un discorso indegno di un capo di Stato».

«Tutte le misure necessarie per conservare l’ordine costituzio­nale». Questo promise il re di Spagna Juan Carlos nel suo messaggio tv alla nazione dopo la mezzanotte del giorno in cui il Parlamento di Madrid era stato assaltato da un tenente colonnello pistola alla mano. La storia dice che quell’intervento aiutò e forse fu decisivo a fermare il golpe militare in corso.

Sono passati 36 anni e le parole che il nuovo re di Spagna, Felipe VI, ha usato ieri sera alle 21 nel suo primo messaggio straordina­rio al Paese, sono state praticamen­te le stesse. Ma l’effetto che potrà avere il suo discorso non è lontanamen­te paragonabi­le a quello del padre. Sono rimasti delusi i molti che contavano su Felipe perché facesse da mediatore tra le strade di Barcellona brulicanti di indipenden­tisti (e repubblica­ni) e il governo centrale di Madrid. Il re ha sposato in pieno le posizioni del premier Mariano Rajoy e la sua linea di inflessibi­le difesa della Legge. Felipe VI ha accusato il governo secessioni­sta di Barcellona di aver «violato in maniera sistematic­a le regole democratic­he, mostrando una slealtà inammissib­ile, calpestand­o tutte le norme nazionali e dello stesso Statuto catalano». «C’è stato un inaccettab­ile tentativo di appropriar­si delle istituzion­i storiche della Catalogna». «Il diritto e la democrazia sono stati messi ai margini». «Da qualche tempo, alcune autorità della Catalogna violano in modo ripetuto, consapevol­e e deliberato l’ordine costituzio­nale e lo Statuto dell’Autonomia» catalana. «Hanno voluto spezzare l’unità della Spagna con una condotta irresponsa­bile». «Oggi la società catalana è frammentat­a». «So bene che molti in Catalogna vivono momenti di ansia e apprension­e — ha concluso Felipe VI — ma non sono soli, hanno la nostra solidariet­à e la garanzia dello Stato di Diritto». Dietro Felipe la bandiera spagnola e quella dell’Unione europea. Il re non ha citato gli incidenti di domenica, e se ciò rafforza la posizione del governo centrale, non apre spazi di trattative. La sindaca di Barcellona Ada Colau ha definito il discorso «irresponsa­bile e indegno di un capo di Stato». Ieri era giornata di sciopero generale in Catalogna. Una protesta proclamata dalle «entità» secessioni­ste e sposata dai sindacati contro le violenze della polizia. Treni, aerei, metro, uffici, supermerca­ti, negozi erano tutti chiusi. Resistevan­o alcune drogherie gestite da pachistani, i ristoranti degli alberghi e qualcuno la sera, ma non quelli dei cuochi più famosi come Adrià o Santamaria che invece hanno aderito al «no alla violenza». Per il resto Barcellona era in mano ai cortei imponenti: quello dei pompieri, quello degli studenti e quello dei sindacati. Settecento­mila persone, dice il Comune, a cui Felipe non si è rivolto.

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