Corriere della Sera

La rabbia di Pisapia (e Gentiloni): non è così che avevamo deciso

Il leader di Campo progressis­ta spiazzato. Tabacci: io voterò a favore

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«Lì dentro c’è solo uno che decide la linea: Massimo D’Alema e lui da mesi aveva deciso di rompere»: il capogruppo del Pd Ettore Rosato scuote la testa e dà la sua versione dei fatti.

Versione di parte? Forse. Ma a nessuno a Montecitor­io — e soprattutt­o agli uomini di Pisapia — è sfuggita la visita lampo di Massimo D’Alema: «Sarà venuto a dare gli ordini ai ragazzi della “Ditta”», dicono. Di lì a poco Roberto Speranza riunisce i parlamenta­ri scissionis­ti e fa sapere: «Da adesso siamo fuori dalla maggioranz­a. Mani libere!». Il che significa che per il momento Mdp non voterà la nota di variazione del Def, poi toccherà alla manovra.

«Se la voteranno da soli con un aiutino di Forza Italia», dice a un amico un sornione D’Alema, che già pregusta una campagna elettorale contro l’inciucio Renzi-Berlusconi. Quindi l’ex ministro degli Esteri aggiunge: «Dobbiamo portare avanti una linea che sia comprensib­ile al nostro popolo».

Giuliano Pisapia viene avvertito. Ma non in tempo reale. E si inalbera: «Non è quello che avevamo deciso. Non si può andare avanti così». I suoi in Parlamento sono in fibrillazi­one. Bruno Tabacci non ci sta: «Io voterò a favore». Al Senato gli fa eco Dario Stefano: «Sono in disaccordo con le decisioni di Mdp. Sono orientato a votare a favore della nota e con me ci sono altri sette, otto senatori». E Ciccio Ferrara è basito: «Noi nella riunione che abbiamo avuto e che si è conclusa all’unanimità non abbiamo deciso di uscire dalla maggioranz­a».

Ma chi è veramente stupito è Paolo Gentiloni: «Sono sorpreso e deluso — spiega ai collaborat­ori — ho visto Pisapia, abbiamo concordato un percorso, Padoan si è rivolto direttamen­te a Mdp e loro hanno reagito così. Ma come è possibile. Era chiaro che non potevamo dargli la luna, ma avevamo aperto un confronto. La manovra la porteremo a casa lo stesso, ma non è questo il punto...». Il premier non si capacita di quello che è successo e si sente anche un po’ preso in giro: incontro formale, abre braccio di Pisapia, discorso aperto sul super ticket sanitario e poi questa mossa a sorpresa.

Ma c’è una ragione dietro questa uscita degli scissionis­ti. Non ha nulla a che vedere con il Def o con la manovra. È l’accelerazi­one impressa dal Partito democratic­o sulla legge elettorale che ha fatto precipitar­e la situazione e ha convinto i vertici di Mdp allo strappo.

Gli scissionis­ti avevano pensato che in realtà il Pd non facesse sul serio sul Rosatellum, ma ieri hanno capito che al Nazareno sono determinat­i a portare avanti la riforma. Una riforma che metterebbe Mdp in seria difficoltà, visto che gli ultimi sondaggi la danno intorno al 2,9 per cento, mentre assegnano il 2 a Pisapia. Il che significa non vincere nemmeno in un collegio uninominal­e. Non a caso Alfredo D’Attor- attacca il Pd lancia in resta proprio sulla legge elettorale: «Ha spaccato la maggioranz­a per colpire noi». Dunque è questa la vera ragione che ha spinto gli scissionis­ti a drammatizz­are la situazione proprio all’indomani di quello che doveva essere un incontro di «pace» con Gentiloni.

A sera Pisapia cerca di ricucire il filo del dialogo con il governo. «Confido nella manovra economica», dice l’ex sindaco, che però non vuole mettere in mostra le divisioni tra Mdp e Campo progressis­ta. Ma nel contempo Pisapia non intende fare la parte di chi si è adeguato alla linea di D’Alema: è stato lui in persona a trattare con Gentiloni e dovrà essere sempre lui il referente.

Obiettivo difficile da raggiunger­e mentre Mdp cannoneggi­a la maggioranz­a, il governo e la manovra. L’ex sindaco, però, non si arrende e lancia un chiaro messaggio all’indirizzo di Palazzo Chigi: per quanto mi riguarda non c’è

Il nodo Rosatellum Sul piatto anche la partita del Rosatellum che metterebbe Mdp in seria difficoltà La visita di D’Alema Ieri non è stata notata la visita di D’Alema prima dell’annuncio di Speranza

nessuna rottura, il confronto deve proseguire. Gentiloni, che ha tutto l’interesse a far ottenere alla manovra un ampio consenso, non chiude la porta. Ma il premier vorrebbe interlocut­ori «affidabili»: «Devo sapere a chi mi devo rivolgere quando apro un confronto con la sinistra». «Già — commenta amaro un deputato vicino a Pisapia — bisognerà stabilire una volta per tutte se il leader è Giuliano o se invece è D’Alema, perché se non si fa chiarezza è difficile andare avanti».

Pisapia, quindi, insiste, Gentiloni, per quanto «deluso», ci spera ancora. Ma al Pd sembrano molto più pessimisti: «Quelli di Mdp sono giochini da vecchia politica», si sfoga Renzi con i suoi.

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