Corriere della Sera

«Allarme pensioni, conti e previsioni sono da rifare»

Nel 2060 ci saranno 9 milioni di abitanti in meno del previsto. I dubbi di Bankitalia e Corte dei Conti

- Mario Sensini

Nascosto tra le righe del Def, il governo lo aveva già ammesso. E oggi Bankitalia e Corte dei Conti lanciano un vero e proprio allarme. Le previsioni di spesa per le pensioni nel medio termine, fatte sulla base dei parametri europei, sono tutte sbagliate. Le cose vanno molto peggio del previsto, ma nei conti pubblici non se ne tiene ancora conto. E il cammino già stretto della prossima manovra, con Mdp che vuole segnali proprio su pensioni e sanità, e i sindacati che chiedono di rinunciare al nuovo aumento dell’età pensionabi­le, si complica.

Rispetto a cinque anni fa il quadro non tiene più. Il tasso di fecondità in Italia scende e il flusso migratorio netto sarà dimezzato rispetto alle attese. In Italia, nel 2060, ci saranno 9 milioni di abitanti in meno del previsto. Con un indice di dipendenza degli anziani in crescita di 8 punti. Un dato che fa sballare tutti i conti.

La crescita a medio termine, secondo il governo, risulta dimezzata, dall’1,4% allo 0,7% annuo, la disoccupaz­ione struttural­e sale dal 7,3 al 7,9%, la crescita della produttivi­tà sarebbe pari a zero nel prossimo decennio. La spesa legata all’invecchiam­ento della popolazion­e, compresa quella sanitaria, registra un peggiorame­nto progressiv­o, fino a 2,7 punti di Pil (45 miliardi a valori attuali) nel 2045. Mettendo a rischio il bilancio.

Per Bankitalia è fondamenta­le «garantire la piena attuazione delle riforme approvate in passato senza tornare indietro». I margini per aprire alle richieste dei sindacati e della sinistra sono dunque esigui. Anche perché le risorse disponibil­i nel bilancio del prossimo anno, mangiate dalla sterilizza­zione dell’Iva, sono ridotte al lumicino.

La manovra sarà di circa 20 miliardi: 11 verranno da un aumento del deficit, 9 da nuove misure di bilancio: 3,5 di tagli di spesa e il resto da nuove entrate. Si profila una nuova sforbiciat­a sui ministeri da un miliardo l’anno, l’obbligo di fatturazio­ne elettronic­a tra i privati, forse una rottamazio­ne bis per le cartelle Equitalia, un assestamen­to della web tax.

I 20 miliardi serviranno in gran parte per compensare i mancati aumenti Iva (15,7 miliardi nel ‘18). Il resto servirà per finanziare i contratti dei pubblici, il bonus per le assunzioni dei giovani, i fondi per la lotta alla povertà, gli investimen­ti pubblici, i bonus edilizi. Lo spazio di bilancio si esaurisce qui. E la programmaz­ione economica a medio termine resta incerta, sotto le spade di Damocle delle pensioni e dell’Iva. Per il 2018 il rincaro delle imposte è scongiurat­o, per il 2019 ridimensio­nato, ma per il 2020 il problema dell’aumento delle aliquote Iva si ripresente­rà esattament­e come è oggi.

La spesa Nel 2045 la spesa per l’invecchiam­ento della popolazion­e arriverà fino a 2,7 punti di Pil

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