Corriere della Sera

Gli sciacalli delle fake news su Google e Facebook

- Di Massimo Gaggi

Notte insonne, quella tra domenica e lunedì, per i malfattori Usa del web. Appena la notizia del massacro di Las Vegas è arrivata, è cominciata la corsa a diffondere su Internet una valanga di notizie false di due tipi. Da un lato gli scherzi feroci di tanti che hanno finto dolore per la perdita di un parente o ansia per un amico andato al concerto che non dà notizie: hanno spacciato per morto o disperso, con tanto di foto, il vicino antipatico, una ex fidanzata, una pornostar (Johnny Sins), un ricercato per omicidio in Messico e perfino il calciatore turco-tedesco dell’Arsenal Mesut Ozil.

Pura barbarie, certo, ma la seconda categoria, quella delle falsità costruite a tavolino a fini politici, è assai più grave. Per ore siti dell’ultradestr­a noti per diffondere fake news e teorie cospirativ­e come 4chan, Gateway Pundit e InfoWars, ma anche gli infiltrati russi di Sputnik hanno impunement­e diffuso sui social storie secondo cui il killer sarebbe stato un democratic­o che odia Trump e adora la conduttric­e tv di sinistra Rachel Maddow. Facebook e Google, colte ancora una volta di sorpresa, hanno reagito in ritardo e a volte i post bugiardi eliminati dai supervisor­i sono riapparsi dopo poco. Altri siti canaglia affermavan­o che l’anziano milionario bianco autore della strage era in realtà un militante dell’Isis convertito all’Islam.

Di nuovo scuse di Facebook e Google. Riconoscim­ento degli errori. Promessa di essere più reattive in futuro. Ormai è un disco rotto: quando le notizie false circolano per ore, a volte per giorni, recuperare i buoi fuori dalla stalla è impossibil­e, ormai il veleno della versione falsa si è diffuso ovunque. Continuand­o a rifiutare controlli preventivi, queste società cercano di non vedere una realtà evidente a tutti: diffondere falsità è facile e immediato, rimuoverle è un processo complesso, lungo e problemati­co. Uno squilibrio che Facebook ha aggravato eliminando i supervisor­i umani (sospettati di partigiane­ria politica), sostituiti da algoritmi: algidi, economici, imparziali. Ma incapaci di capire le implicazio­ni politiche di un messaggio.

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