Corriere della Sera

«Turni lunghi e aiuti da tutti Rinati a 4 giorni dal rogo»

Miracolo Roncadin: pizze anche nei weekend, merito dei dipendenti

- di Riccardo Bruno

Quando è arrivato, alle 5 del mattino di venerdì 22 settembre, le fiamme stavano divorando l’azienda di famiglia. «Per fortuna, grazie a corridoi e porte ignifughe, metà si è salvata. Così, mentre i pompieri spegnevano l’incendio, noi pensavamo a come ripartire». Dario Roncadin, 39 anni, è l’amministra­tore delegato della società che porta il cognome paterno. Produzione di pizze surgelate, un colosso, un’industria arrivata a confeziona­re 500 mila pezzi al giorno che esporta in tutto il mondo. Colpita dal rogo, ma non abbattuta.

Martedì 26 settembre, quattro giorni dopo, l’attività è ripartita. «Adesso garantiamo quotidiana­mente 250 mila pizze. Lavorando anche sabato e domenica riusciamo a rispettare gli ordini» assicura Roncadin.

È fin troppo facile ricorrere all’immagine dei friulani che non si abbattono, quella mitizzata dopo il terremoto. In questa storia dell’azienda di Meduno, un piccolo borgo ai piedi delle montagne, c’è però qualcosa di più, che spiega la straordina­ria capacità di rinascere dalle ceneri. «La nostra famiglia aveva perso la proprietà — racconta Dario —. L’azienda rischiava il fallimento, nel 2009 l’abbiamo ricomprata. Mio padre mi ha detto: “Te la senti di continuare tu?”».

Papà Edoardo a 16 anni lasciò Pordenone per la Germania. Prima garzone di bottega, poi l’idea di offrire ai connaziona­li quello che più gli mancava. Apre una pizzeria, ascolta un collaborat­ore salernitan­o e la chiama «Vesuvio». Nel ‘91 torna in Italia, con i due fratelli fonda lo stabilimen­to che nel 2004 viene acquisito con un’opa dal Gruppo Arena. Un altro passaggio di proprietà, il declino e la seconda volta dei Roncadin, con la seconda generazion­e.

«È lì che è nato quel patto con i dipendenti alla base anche del miracolo di questi giorni — spiega Dario —. Hanno un attaccamen­to per l’azienda che va oltre il rapporto di lavoro». I dipendenti sono 542, l’80 per cento donne, contratto da trenta ore settimanal­i. «D’accordo con i sindacati abbiamo aumentato l’attività delle linee produttive da 18 a 22 ore al giorno, compresi i fine settimana — aggiunge Dario —. In questo modo riusciamo a garantire quasi gli stessi livelli di prima e non siamo ricorsi nemmeno a un minuto di cassa integrazio­ne».

In fabbrica c’è la tradizione di organizzar­e ogni anno un open day, giornata aperta alle famiglie dei lavoratori. L’ultima è stata il 9 settembre, e come sempre a ognuno è stata regalata una maglietta. «Dopo quello che è successo ne abbiamo fatta stampare subito un’altra con la scritta: “Roncadin Padre e figlio Edoardo e Dario Roncadin rispettiva­mente 69 e 39 anni riparte con me”». I proprietar­i hanno consegnato a tutti anche una lettera: «La vera sfida comincia adesso. Avremo la forza e il coraggio di andare avanti, tutti insieme verso una famiglia ancora più bella e più forte di prima. Nei miracoli bisogna crederci. Tutti insieme».

Ognuno si è sentito coinvolto e ha dato il proprio contri- buto. Un fornitore non si è fatto pagare l’ultimo carico di spinacino e rucola, l’autotraspo­rtatore ha lavorato gratis per mettere al sicuro le scorte, la banca locale ha congelato non le pizze ma le rate dei mutui dei dipendenti.

Il futuro, nonostante quattro linee di produzione su sei distrutte, non è andato in fumo. «Proprio la settimana prima — dice Dario — avevamo approvato il piano strategico quinquenna­le. Sicurament­e andrà rivisto, anticipere­mo i progetti che avevamo in programma: nuovi impasti, pizze gourmet sempre più artigianal­i, come richiedono i clienti».

Insomma, perfino un incendio può aiutare ad accelerare, non a fermare le idee.

La produzione L’impresa friulana colosso delle pizze surgelate, fondata da un ex emigrato

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