La vergogna da Omero ai social? La racconta il nuovo
Sul magazine in edicola domani anche l’intervista a Levante e quella (disegnata) a Diego De Silva
L’emozione più sociale, eppure la meno social: che fine ha fatto la vergogna? Se lo chiede il classicista di Oxford Nicola Gardini nella storia di copertina del nuovo in edicola domani insieme al Corriere della Sera. Si vergognavano gli eroi omerici, si vergognava Renzo dei Promessi Sposi, si vergognavano i personaggi di Roth e Coetzee: gli unici a non vergognarsi, pare, siamo noi, abitanti del secolo votato alla condivisione. Non si vergogna, né si pente di nulla, dice, l’avvocato Carlo Taormina: a lui, e alle sue conversioni ideologiche, è dedicata la consueta rubrica di Gian Antonio Stella.
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«Antropologia politica» è, poi, il titolo della serie di «ritratti elettorali» che il magazine affida, in vista delle prossime elezioni, a giovani scrittori: nel numero in edicola domani è il turno dell’elettore di sinistra, descritto dal regista e romanziere toscano Roan Johnson, che ipotizza anche che «l’elettore di sinistra non esiste».
Il racconto di viaggio, questa settimana, è di Francesco Battistini dalla Giordania: punto nevralgico delle tensioni del Medio Oriente, schiacciata tra l’Iraq e la Siria, poverissima d’acqua, riesce comunque nel miracolo di progredire ed accogliere (è l’unico Paese arabo che ha accolto più profughi e rifugiati di quanti fossero i suoi abitanti, e offre asilo a migliaia di palestinesi).
Anche in questo numero, poi, l’appuntamento è con vari personaggi. La stella della ginnastica, Simone Biles: 20 anni, afroamericana in uno sport dominato da asiatiche e bianche, si racconta a Viviana Mazza. Levante, giurata a X-Factor, classe 1987, è la protagonista dell’«Intervista in movimento»: sulle scale mobili della metro di Milano, sua città adottiva (per ora), è assediata dai selfie dei fan. Alda Merini: Massimo Cotto ricorda un incontro con la poetessa a 8 anni della sua morte. E Costantino della Gherardesca, conduttore di Pechino Express, racconta il mondo che vorrebbe in «Se fossi l’imperatore del mondo»: matrimoni vietati, risparmio tassatissimo, fibra ottica ovunque. E poi due scrittori: Mauro Covacich, che per la rubrica «Macchine del tempo» ricorda le auto della sua vita. E Diego De Silva, che nell’intervista disegnata dà finalmente un volto (tratteggiato a biro) al suo personaggio più noto, l’avvocato Vincenzo Malinconico. Com’è fatto? Come il suo cognome.