Gatti, balene e carpe giganti Manuale di zoologia ironica
Con gli animali rappresentava soggetti vietati dalla censura
si fece ritrarre con in mano una scatola da tabacco con netsuke (piccole sculture) in forma di gatto. Sarebbe però riduttivo condensare questo ricchissimo mondo popolato di creature animali ad un semplice esercizio d’ironia. Come osserva la curatrice Rossella Menegazzo nel suo saggio di accompagnamento al catalogo, «la ricerca di realismo e di una certa fedeltà al vero, qualità che nella pittura giapponese non era stata mai ricercata fino all’arrivo della visione scientifica occidentale, diventa nell’opera di Kuniyoshi uno dei capisaldi anche quando ci si trova di fronte a creature mostruose». Tutto viene visto da vicino e deformato mantenendo le proporzioni. Balene enormi, carpe che sovrastano gli umani, gatti che recitano.
L’artista aveva certamente letto uno dei tanti manuali scientifici che al suo tempo arrivavano dall’Occidente e non è escluso che abbia osservato qualche riproduzione del nostro Arcimboldo. Di certo conosceva le opere di Esopo. Ecco perché il mostruoso qui non è mai solo tale: c’è una segreta fedeltà alla riproduzione dal vero che sconcerta perché ci riporta, ogni volta alla realtà.
L’effetto comico che il maestro ricercava al fine di stupire lo spettatore (e invogliarlo a comprare le sue opere), nasce da questa onestà figurativa. Che gli servì anche per aggirare la censura nata dalle riforme emanate dallo shogunato dal 1842: per ridurre il lusso generato da quel mondo di «agi» a cui fa riferimento l’ukiyoe, vennero bandite le rappresentazioni delle case di piacere e di attori kabuki. È da questo momento che i gatti di Kuniyoshi diventano geishe e primedonne sul palco. Parodie rivoluzionarie. Come il suo senso dell’umorismo.