I gol di Immobile l’antistress di Ventura per la ripartenza
Italia, il c.t. punta sul laziale. E Balotelli ci resta male
DAL NOSTRO INVIATO
L’antidepressivo ha la faccia sorridente e un po’ strafottente di Ciro Immobile. Ora che Belotti è fuori gioco e rischia di esserlo anche per il cruciale playoff, l’Italia è nei piedi fatati del centravanti di Torre Annunziata, 7 gol in Nazionale, sei durante la gestione Ventura, l’ultimo preziosissimo con Israele un mese fa. Soprattutto 13 in stagione con la Lazio, di cui 9 in serie A. Nessuno, in Italia, meglio di lui. Neppure Dybala, fermo a 12.
Ciro è il simbolo della squadra di Inzaghi che, come dice Parolo, «sta facendo la bocca al quarto posto». Con una doppietta ha schiantato la Juventus in Supercoppa e con una tripletta ha annichilito il fragile Milan di Montella. In Europa League, pur non partendo mai titolare, ha segnato sempre: due gol in due partite. Il segreto? Lo spiega ancora Parolo, uno dei leader dello spogliatoio biancoceleste: «Gli vogliono tutti bene, dall’usciere di Formello all’ultimo tifoso. E lui si esalta. Così è felice e realizzato». Dopo gli anni bui all’estero, prima al Borussia Dortmund e poi al Siviglia.
Ventura nelle prove anti Macedonia lo ha sistemato al centro dell’attacco azzurro sia nel favorito 3-4-3 con la ritrovata BBC (Barzagli-BonucciChiellini) in difesa, Zappacosta e Darmian sulle corsie esterne, Parolo e Gagliardini (in vantaggio su Barella) in mezzo al campo, gli esterni Verdi (o Candreva) e Insigne; sia nel solito 4-2-4 con Eder di punta e Barzagli in panchina.
Dunque, tutto intorno a Ciro. Il c.t. si fida tanto da lasciar perdere Zaza (6 gol) e Balotelli (5). Mario, a quanto dicono in Francia, ci sarebbe rimasto male per la mancata convocazione. Ma Ventura punta sugli uomini con cui ha (Ap) fatto questo pezzo di strada. E non cambia proprio adesso. Immobile è una certezza. Un leader, neppure silenzioso. L’Italia ha bisogno dei suoi lampi per ritrovare fiducia e convinzione. La batosta in Spagna ha lasciato il segno. C’è un’aria strana a Coverciano. Gli spareggi saranno anche la normalità, come dice il tecnico, ma ci hanno tolto fiducia e convinzione, come se l’incoraggiante primo anno del nuovo corso fosse perso nel tempo, come se la salita verso il Mondiale, traguardo irrinunciabile, fosse più scivolosa di quanto in realtà sia.
In vista delle ultime due partite di qualificazione (dopo la Macedonia c’è l’Albania in trasferta) c’è una strana fibrillazione e gli infortuni, mai così numerosi, hanno alzato il livello dell’agitazione. Per fortuna c’è Immobile, l’anti stress. L’uomo più in forma. E sarà lui a guidare la ripartenza «perché non abbiamo paura e al Mondiale ci vogliamo andare».
Gli azzurri dentro il fortino sicuro alle porte di Firenze avvertono il peso della responsabilità e hanno capito che non tira una grande aria: ma tra di loro c’è una specie di patto tacito per non fallire il Mondiale, un traguardo che Parolo definisce «obbligato e a cui teniamo in maniera esagerata». Da qui al playoff sarà un autunno di passione. 40 giorni in salita.