Corriere della Sera

«Milan, gli alibi sono finiti E Montella deve dare una mentalità vincente»

Albertini: «L’allenatore va valutato sul lavoro, non sui risultati»

- Monica Colombo

«Prendo a prestito una frase tratta dal libro di Diego Simeone: “Vince chi crede di più in quello che fa”». Demetrio Albertini, padrone di casa negli uffici della neonata società di comunicazi­one DeMa4 (fondata con Manuela Ronchi, ex manager di Marco Pantani), dopo aver celebrato dieci anni di partnershi­p fra l’As Rugby Milano e l’Istituto Penale Minorile Beccaria, mette da parte la palla ovale. E, da regista quale fu a San Siro, detta i tempi e suggerisce ricette al Milan per uscire dalla crisi.

Lei che ha attraversa­to fasi diverse del club, che consigli dà alla sua ex squadra?

«Per plasmare un club vincente non si programma, si raccoglie. Mi spiego meglio: pure io ho vissuto anni di ricostruzi­one. Nella stagione 199899 eravamo reduci da due campionati disastrosi e si iniziava un nuovo percorso con Zaccheroni. Anche all’epoca si giocava con la difesa a tre, un inedito. Vincemmo lo scudetto con 7 successi consecutiv­i nel finale perché non ci siamo mai accontenta­ti. Non ci siamo nascosti dietro l’alibi “se si perde non importa, è l’anno della ripartenza”».

Facile a dirsi: in quella squadra abbondavan­o i campioni.

«Avevamo una mentalità Demetrio Albertini, nel Milan dal 1988 al 2002 (Ansa) vincente, quella che ora Montella deve dare alla squadra».

Nel frattempo l’allenatore resta sotto osservazio­ne.

«È il destino di ogni tecnico ma lui deve essere valutato sul lavoro, non sui risultati».

Al derby si arriva con le gerarchie estive capovolte: è davvero superiore l’Inter, reduce da un mercato al risparmio, sul Milan con la sua campagna record?

«A parte il fatto che ritengo il mercato una delle componenti per il successo ma non l’unica, probabilme­nte se l’Inter non avesse aggiustato più di una partita al 90’ faremmo discorsi diversi. Detto questo, credo che sia presto per dire che i soldi spesi dal Milan sono troppi. L’amalgama si crea cammin facendo».

Non è difficile raggiunger­lo quando si muta formazione a ogni partita?

«Il Milan è un cantiere aperto, Montella sta ancora procedendo a tentativi».

Bonucci si è perso, gravato da troppe pressioni?

«Leo paga il cambiament­o: l’anno scorso aveva certezze di gioco, ora le deve maturare».

Prematuro affidargli la fa- scia da capitano?

(Ansa)

«No, perché credo che la società volesse donarla a un giocatore che si assumesse le responsabi­lità. E poi, se per indossarla conta essere titolari, forse Bonucci è con Donnarumma il giocatore più utilizzato».

Dove vede questa squadra a fine stagione?

«Non bisogna porsi obiettivi: il sogno è gratis, poi i conti si faranno alla fine. Mi ha fatto impression­e l’entusiasmo esagerato per il ritorno in Europa, ai preliminar­i di Europa League! Bisogna abbandonar­e scuse e giustifica­zioni: il Milan deve vincere, punto. E casomai imparare a gestire le sconfitte».

In un momento di trasformaz­ione del calcio italiano, con la riforma dello statuto della Lega alle porte e con nuovi vertici da designare, non le torna la voglia di occuparsi di politica sportiva?

Bisogna sognare, non essere felici per il ritorno in Europa League...

«Sono nella fase 3.0 della mia vita: prima sono stato calciatore, poi vicepresid­ente federale e ora imprendito­re. Sto facendo il mio percorso, l’interesse c’è. In passato mi misi a disposizio­ne della Figc ma non fui scelto. Se mi verrà presentata una proposta la valuterò».

 ??  ??
 ??  ?? Bandiera
Bandiera
 ??  ?? Momento no Leonardo Bonucci, simbolo della crisi rossonera
Momento no Leonardo Bonucci, simbolo della crisi rossonera

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy