Corriere della Sera

Las Vegas, caccia alla donna del mistero

La polizia: «Il killer è stato aiutato». I repubblica­ni contro i dispositiv­i che aumentano le raffiche

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Giuseppe Sarcina

A Las Vegas si continua a indagare sulla strage del Mandalay Bay Hotel; a Washington si comincia a discuterne. Lo sceriffo Joseph Lombardo, il volto ufficiale dell’inchiesta, quasi sbuffa in conferenza stampa: «Non mi sembra possibile che il killer abbia fatto tutto da solo. Troppe cose. Deve aver avuto bisogno di aiuto». Gli investigat­ori, secondo la Nbc, starebbero cercando una donna che avrebbe passato gli ultimi giorni con Stephen Paddock, l’assassino.

Da Capitol Hill, lo Speaker della Camera dei rappresent­anti, il repubblica­no Paul Ryan, annuncia: «Esaminerem­o la questione dei bump stocks», cioè dei dispositiv­i che moltiplica­no la velocità di tiro, trasforman­do un fucile in una mitragliat­rice. Paddock aveva modificato in questo modo 12 delle 23 armi trovate nella suite al trentadues­imo piano dell’albergo. Non sappiamo ancora se abbia usato solo quelli. Se così fosse i numeri sarebbero raccapricc­ianti. Con la correzione del «bump stock» si possono sparare 800 colpi ogni 60 secondi. Le perizie hanno già stabilito che nei primi micidiali 30 secondi consecutiv­i, l’assassino ne avrebbe scaricati circa 400 e poi ha continuato, con diverse interruzio­ni, per 9-11 minuti, tirando sulla folla di 22 mila persone.

L’inchiesta segue diverse tracce. Prende forma il profilo di Paddock, 64 anni: un giocatore consumato, disposto a puntare migliaia di dollari al giorno. Immobile, silenzioso, davanti alle macchinett­e del videopoker. Al casinò del Mandalay Bay Hotel era considerat­o un cliente speciale, tanto che la direzione gli aveva offerto gratis la suite nella quale si è barricato per tre giorni.

Ieri l’Fbi ha interrogat­o la sua compagna, Marilou Danley, 62 anni, appena rientrata a Los Angeles dopo un viaggio nelle Filippine. La donna fa sapere attraverso il suo avvocato: «Non mi aveva mai detto nulla; non c’era alcun segnale che potesse fare qualcosa del genere, era una persona gentile».

Vengono fuori, però, altri dettagli. L’ex contabile in pensione aveva prenotato un paio di camere al Blackstone Hotel di Chicago, dal primo al 6 agosto, il periodo del festival rock di Lollapaloo­za, cui hanno partecipat­o 400 mila giovani, comprese Malia e Sasha Obama, le figlie dell’ex presidente. All’ultimo, però, non si presentò al check- in. Alla fine scelse il concerto country di domenica primo ottobre: si è tolto la vita, dopo aver preso quella di 59 persone.

Negli ospedali sono ricoverati ancora 172 dei 527 feriti. Ventinove di loro sono in «condizioni critiche». I loro racconti stanno emozionand­o l’America. Alcuni non potranno più camminare, altri hanno perso l’uso di una mano. Si intreccian­o storie di solidariet­à, di soccorso reciproco. Eric Paddock, 55 anni, il fratello dello stragista, vive a Orlando, in Florida. Prova a convertire l’assedio di tv e giornalist­i: «Chiederò soldi per ogni intervista, voglio raccoglier­e un milione di dollari da destinare alle vittime». I volti dei morti, le voci dei famigliari e dei sopravviss­uti scuotono anche la cittadella della politica, a Washington. Per anni il blocco repubblica­no ha respinto qualsiasi tentativo di frenare la facile circolazio­ne di fucili e pistole. Adesso alcuni parlamenta­ri aprono all’idea di vietare almeno la vendita del letale «bump stock»: prezzo di listino, 100 dollari, già introvabil­e nelle armerie.

Ryan, il leader conservato­re della Camera assicura che se ne

Non è possibile che Paddock abbia fatto tutto da solo Deve aver avuto bisogno di aiuto Joseph Lombardo

sceriffo di Las Vegas Il festival rock L’assalitore ad agosto voleva forse colpire il festival rock di Lollapaloo­za

discuterà. La National rifle associatio­n, la lobby dei venditori e commercian­ti di armi, potrebbe non ostacolare la stretta. Il ruolo della Nra è cruciale. Il Center for responsive politics calcola che nella campagna elettorale del 2016 l’organizzaz­ione abbia versato 5,6 milioni di dollari direttamen­te ai candidati repubblica­ni e 106 mila dollari a quelli democratic­i.

Il New York Times pubblica la classifica storica dei contributi. I primi 40 posti sono occupati da esponenti politici repubblica­ni. In testa il senatore John McCain, con 7,7 milioni di dollari, in gran parte ricevuti nel 2008, quando era in corsa per la Casa Bianca. Marco Rubio, uno dei repubblica­ni che ieri si è detto disponibil­e al confronto sul «bump stock», è sesto, con 3,3 milioni di dollari.

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