Sicilia, Crocetta fuorigioco. Esclusa la sua lista
Il governatore era in lizza a Messina, parte il ricorso. E lui: hanno fatto un pasticcio, in tanti saranno contenti
L’ennesimo colpo di scena delle elezioni siciliane riguarda Rosario Crocetta. La corte d’appello di Messina ha infatti ricusato la lista «Arcipelago-Micari presidente» nella città dello Stretto, l’unica dove il presidente uscente era candidato. Il verbale recapitato ieri mattina recita così: «Entro il termine previsto non risultava depositata né la lista dei candidati né la prescritta documentazione». Il comitato a sostegno del rettore di Palermo annuncia ricorso ma il caso rischia di esplodere. Ad essere infastidito è proprio Crocetta che parla di «pasticcio».
Il leader del «Megafono» non si dà pace: «Se fosse stato per noi avremmo presentato la giusta documentazione nei termini previsti». Volano gli stracci e le accuse. Ma cosa è accaduto? A pochi giorni dalla presentazione delle liste viene chiesto al «Megafono» di Crocetta di confluire nella lista civica «Arcipelago-Micari presidente». Il motivo? Quest’ultima non avrebbe avuto gli uomini per completarla. Dietro questo cambio di scenario si nasconderebbe dunque «il pasticcio» di cui parla Crocetta, anche a causa del caos che regnava prima della chiusura delle liste. «Ci sono stati problemi nel Pd fino all’ultimo secondo. I candidati entravano e uscivano dalle liste...». Fino a quando il rappresentante di «Arcipelago» si presenta davanti agli uffici elettorali di Messina. «Il nostro arriva prima delle 16, ma prende la cartella sbagliata ed è costretto a tornare in macchina per sostituirla con quella corretta». Ride e sbuffa l’ex governatore quando racconta l’episodio. Salvo poi aggiungere: «È l’ennesima prova che questo Crocetta si è immolato per il bene del centrosinistra senza ricevere nulla in cambio». Se il Tar dovesse respingere il ricorso, in un sol colpo Crocetta si ritroverebbe fuori da palazzo d’Orléans e fuori dalla corsa per il Parlamentino siciliano. «Saranno tutti felici. A qualcuno la mia candidatura dava fastidio. Mi hanno messo in un collegio dove nel 2012 presi 460 voti».
Invece «Saro» avrebbe preferito candidarsi a Palermo o a Catania, dove, sottolinea, «i numeri sono altri: nel capoluogo di regione veleggio attorno alle 20 mila preferenze. Ma i vertici del centrosinistra non mi hanno voluto». E ancora: «Fare la guerra a Crocetta è lo sport regionale preferito: chi semina vento raccoglie tempeste». Ma l’ex governatore non demorde: «Posso fare politica battendomi per le idee e per i valori anche fuori dal palazzo». E alla fine della conversazione si rivolge a Matteo Renzi: «C’era stato un suo impegno a inserirmi nella segreteria nazionale e persino da subito...».