Corriere della Sera

Il «leader» voltagabba­na che si infiltra nei cortei altrui

- Virginia Piccolillo

«Pappalardo? Non è cattivo. Ma parla con quei toni accesi. Fa iniziative indisponen­ti. Istiga». Il ritratto più colorito del generale Antonio Pappalardo lo fa il leader dei Forconi, Danilo Calvani, contadino, che ormai lo guarda con sospetto: «Non è nemmeno tanto coerente, secondo me ha qualcuno alle spalle».

Ma chi è il generale, riapparso, all’improvviso, a rubare la scena ai Cinque Stelle che combatteva­no l’ultima battaglia contro la legge elettorale? Baffi alla don Peppone e sguardo luciferino, è stato molte cose prima di ricomparir­e gridando contro i parlamenta­ri «abusivi» e intimando lo scioglimen­to del Parlamento in «esecuzione della sentenza della Consulta». «Sono un carabinier­e», rivendicav­a anche sulla piazza soffiata alla Lega, che era stata autorizzat­a. Ma è stato anche «sindacalis­ta», guidando a più riprese il Cocer dei carabinier­i. E parlamenta­re, quando, dopo aver occhieggia­to all’ex Msi, voltò le spalle a Gianfranco Fini e fu eletto con il Psdi. È stato sottosegre­tario nel governo Ciampi ma è stato mandato via per i guai giudiziari procuratig­li dalle accuse contro i vertici dell’Arma. Via via fino all’ultima veste: quella di leader del Movimento Liberazion­e Italia da lui stesso fondato, e definito nell’alveo dei Forconi.

È qui che Calvani sobbalza: «Non sta con noi. Si infiltra. Se sa che c’è una protesta, anche di sinistra, arriva. Dice “sono un generale”. Qualcuno gli dà retta. Mica lo puoi cacciare. Ma quando fece quella denuncia contro il Parlamento abusivo e convinse i nostri ad arrestare Osvaldo Napoli, noi passammo i guai, sospettati di eversione, lui niente. Come mai?».

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