Corriere della Sera

Gentiloni e la mossa per scongiurar­e «rischi istituzion­ali»

Renzi: Fascistell­um? De Gasperi usò la fiducia

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Del resto la questione, a Palazzo Chigi, viene considerat­a, o quasi, esaurita. Oggi sarà in qualche modo, per il premier, una sorta di finale di partita: se andrà tutto liscio, se la legge elettorale sarà girata al Senato, una buona fetta del mandato del suo esecutivo sarà stata acquisita. Certo, ci sono ancora il rinnovo dei vertici di Bankitalia e Consob, le nomine dei vertici di Arma ed Esercito, la legge di Bilancio, una possibile fiducia bis sullo ius soli, se ci si riuscirà, con l’effetto di «ricoprirsi» a sinistra.

Ma come per il decreto sulle banche, pochi giorni dopo il suo insediamen­to, anche in questo caso Gentiloni ha governato per necessità: «Esiste un filo rosso delle principali decisioni — riassumono nel «Pd davvero» Matteo Renzi a Roma per la presentazi­one del libro di Piero Fassino suo staff — e come fu per le banche anche oggi si è agito di fronte a un rischio sistemico, istituzion­ale, con l’aggiunta di un ruolo di supplenza, rispetto al Parlamento, che è un dato di fatto». Che gli sia costato più di qualcosa, anche in termini umani, è un altro dato che non nascondono persino al Quirinale: una certa riluttanza, la sensazione di essere tirato per la giacchetta, l’ex ministro degli Esteri l’ha esternata più volte. Ma poi è prevalsa un’analisi fredda, anche sulle debolezze dello stesso Pd a Montecitor­io. In fin dei conti Gentiloni ha fatto il supplente, è stato incoraggia­to dal Colle, ha preso una decisione che costituisc­e forse uno sbrego alla sua immagine, ma che ha ritenuto attenesse ai doveri della sua funzione.

Del resto lo ha ricordato Matteo Renzi, che ieri alla presentazi­one del libro di Fassino ha ironizzato sulle conoscenze

La «supplenza» Per il governo un ruolo di «supplente» rispetto al Parlamento e alle debolezze del Pd

storiche dei grillini: «Bisognereb­be dire a Di Battista e Di Maio che la fiducia la usò Alcide De Gasperi, ma è complicato, lo prenderebb­ero per un dittatore sudamerica­no. Ma di quale fascistell­um parliamo, non c’è alcun colpo di mano, la fiducia è un diritto della dialettica parlamenta­re, e chi oggi va in piazza ci andò anche per l’attuale Consultell­um, che è in sostanza l’Italicum».

Insomma nessuno scandalo, la fiducia come diritto, ma anche come atto tecnico, che può attenere agli interessi strategici di un Paese: questo ripetono nello staff del premier mentre nei saloni di Palazzo Chigi riecheggia il leit motiv che lo stesso Gentiloni ha ripetuto più volte ai ministri: «Non facciamo politica, cerchiamo di governare. Un decreto legge, un mese prima dello scioglimen­to delle Camere, sarebbe stato peggio».

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