Patriottismo
I due «eroi» dimostrano che nel passato russo vi sono anche la lotta al fascismo e la grande guerra patriottica contro Hitler
frontiera, gli albanesi (circa 300) furono catturati e passati per le armi. Se questo massacro gli fosse stato rinfacciato, Philby avrebbe risposto che stava combattendo nel campo nemico per vincere la grande battaglia del comunismo contro il fascismo. Quando fu scoperto e riuscì a raggiungere Mosca nel 1963, fu trattato dapprima con una certa sospettosa diffidenza, ma divenne poi un «eroe della grande patria russa» e un «generoso combattente della Guerra fredda». Ha avuto, insieme ad altre decorazioni, l’ordine di Lenin, un solenne funerale, una targa nella Lubjanka (la sede moscovita dei servizi), il ritratto in una galleria d’arte statale e, oggi, una mostra in suo onore. Grandi omaggi vengono tributati in questi giorni anche a un altro personaggio dell’epoca sovietica. È Michail Kalašnikov, ideatore di un fucile che è rappresentato con il suo creatore in un monumento di sette metri e mezzo inaugurato a Mosca nello scorso settembre. Se gli inventori venissero giudicati per l’uso che viene fatto delle loro invenzioni, qualcuno potrebbe ricordare al sindaco di Mosca che il «kalashnikov», negli ultimi decenni, è stato l’arma preferita di jihadisti e terroristi dei più vari colori. Per i russi, tuttavia, anche se adottato dopo la fine della Seconda guerra mondiale, è diventato a posteriori il simbolo dell’eroismo dell’Armata Rossa nelle battaglie di Stalingrado e Kursk, in quelle della Prussia Orientale e della conquista di Berlino. Philby e Kalašnikov servono a uno stesso scopo: dimostrano che nel passato della Russia non vi sono soltanto la Rivoluzione d’Ottobre (un evento per cui Putin non sembra provare alcuna simpatia), Stalin, la carestia ucraina, le grandi purghe, i trasferimenti forzati di intere popolazioni. Nel passato russo vi sono anche la lotta contro il fascismo e la Grande guerra patriottica contro Hitler.
In tutto questo vi è naturalmente un po’ di retorica, ma nessuno Stato può sopravvivere senza trarre dal proprio passato qualche motivo di orgoglio.