Uomini e aquile Sfida nella steppa
I cavalieri mongoli e la vita in simbiosi con i rapaci usati per la caccia alla volpe sui monti
Come tutte le star, arriva per ultima. Elegantissima nel suo giaccone di volpe bianca e il colbacco in tinta da cui scende una civettuola codina di volpe; il suo viso liscio, con le guance arrossate dal freddo, contrasta con le facce scolpite degli altri cacciatori. Aisholpan (la ragazzina protagonista del film La principessa e l’aquila) è stata la regina indiscussa del Festival delle aquile, che si è svolto di recente in Mongolia occidentale.
Su una piana desertica, 60 cacciatori a cavallo di etnia kazaka si sono dati appuntamento per sfidarsi. Ognuno porta orgogliosamente appollaiata sul braccio destro, protetto da uno spesso guantone in pelle di capra, un’aquila reale femmina, le più abili nella caccia alla volpe sui monti Altai. Le aquile vengono catturate nei loro nidi quando non sono ancora in grado di volare e addestrate per riconoscere il richiamo del cacciatore e tornare sul suo braccio dopo il volo. Raggiunti i 7-10 anni di età vengono lasciate libere per proseguire la loro vita e riprodursi.
Su uno spazio grande come un campo di calcio, la gara è durata due giorni. Aisholpan, prima cacciatrice donna in un mondo riservato agli uomini, vinse due anni fa. Seguendo il suo esempio le concorrenti sono diventate quattro. La Principessa stavolta non ha avuto fortuna. Nella prova di avvistamento la sua aquila non ha risposto al richiamo e non è atterrata sul braccio della ragazza per ottenere in premio un pezzo di carne fresca di volpe. Ma la sedicenne non si arrende: «Ci riproverò l’anno prossimo».
@PVirtus