La «svolta» dell’Fmi: tasse in aumento per i ricchi
Il Fondo monetario vede margini per aumentare le imposte sui redditi più alti. È una sorpresa, se non una svolta, rispetto alla tradizione liberista della casa: meno tasse per spingere la crescita. Victor Gaspar, direttore del dipartimento Affari fiscali dell’istituto, ha spiegato la nuova posizione ieri, presentando il rapporto Fiscal monitor: «Nei Paesi avanzati il prelievo sulle fasce più alte è diminuito del 40% dal 1981 al 2017. Ci sono spazi per incrementare le aliquote massime. Teniamo conto che negli Stati Ocse, in media, il 10% della popolazione possiede il 50% della ricchezza totale». Per il Fondo questa misura contribuirebbe dunque a ridurre le diseguaglianze. L’idea appare in netta controtendenza rispetto alla linea degli Stati Uniti, il maggiore contribuente del Fondo monetario internazionale. Donald Trump vuole tagliare anche le punte più alte del prelievo. Ma non basta. Gaspar apre, sia pure con cautela, anche al «reddito di base universale» da garantire ai cittadini più bisognosi: «Non siamo né a favore, né contro, ma valutiamo l’impatto significativo che potrebbe avere sulla povertà». Secondo i calcoli degli economisti di Washington, il provvedimento sarebbe, però, «molto costoso»: un reddito minimo equivalente al 25% di quello medio richiederebbe una spesa pari al 6,5% del Pil. In Italia la proposta è nel programma del Movimento 5 Stelle.