Il senso della scuola-lavoro
Il numero di ore previsto, la scelta delle strutture dove svolgere i tirocini, la valutazione finale: ecco le regole e i punti critici
Gli studenti sono scesi in piazza in molte città italiane per protestare contro l’alternanza scuola-lavoro. Un’innovazione (giusta) contenuta nella «Buona scuola». Dietro la legge, tuttavia, non c’era alcun piano di attuazione concreta per renderla davvero efficace, come i giovani meritano nel passaggio dallo studio alla vita professionale.
1 Cos’è l’alternanza scuolalavoro?
Con la riforma della Buona scuola approvata nel 2015 si è deciso di inserire nell’ultimo triennio delle superiori un percorso di studio obbligatorio da svolgere in aziende, enti locali, musei, istituzioni pubbliche e private: sono 200 ore per i licei, 400 per gli istituti professionali. Questo, è spiegato al comma 33 della legge 107, «al fine di incrementare le opportunità di lavoro e le capacità di orientamento degli studenti». Le ore di alternanza sono a tutti gli effetti ore di lezione e possono essere svolte anche oltre l’orario scolastico e all’estero. Questo in corso è il secondo anno dell’alternanza e finora quasi un milione di studenti, tra paritarie e statali, è stato coinvolto.
2 Chi sceglie il luogo dell’alternanza?
Le ore di alternanza fanno parte del piano dell’offerta formativa di ogni scuola che sceglie i progetti più adatti all’indirizzo di studio dei propri studenti. La legge istituisce un «Registro nazionale presso le camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura» con «le imprese e gli enti pubblici e privati disponibili a svolgere i percorsi di alternanza»: lì il preside sceglie e stipula convenzioni e accordi. Alla fine di ogni anno deve redigere una scheda di valutazione sulla struttura scelta.
3 Cosa fanno i ragazzi in alternanza?
Questo è il punto più controverso e contestato, dagli studenti ma non solo. Secondo il ministero dell’Istruzione, «l’alternanza è una opportunità formativa e gli studenti non devono sostituire posizioni professionali». Quello dell’alternanza dovrebbe essere un «apprendimento mediante un’esperienza di lavoro». Ma in molti casi la realtà è stata diversa. Ecco perché le proteste degli studenti ieri in piazza che parlano di «sfruttamento». È successo che i ragazzi venissero «parcheggiati» in una stanza per una settimana o fossero messi a cucinare patate fritte o a servire ai tavoli del fast food che offriva il periodo di alternanza. Alcuni dei ragazzi in piazza ieri hanno raccontato di esperienze «da commessa in un negozio di scarpe: io faccio il liceo linguistico, che alternanza è?». Un’indagine della Rete degli Studenti con la Fondazione Di Vittorio e la Cgil ha evidenziato come l’alternanza sia «tutta da rivedere» soprattutto per i liceali. Anche prima della Buona scuola, gli studenti degli istituti professionali avevano tirocini e stage nelle aziende. Ma l’obbligo anche per i liceali ha evidenziato la mancanza di preparazione delle scuole che in molti casi hanno «improvvisato» percorsi senza una logica. Emblematico il caso del liceo scientifico Newton di Roma: da due settimane gli studenti lavorano in un call center. Secondo l’Uds il 40% degli studenti ha subito violazioni dei diritti sul luogo di lavoro.
4 Chi controlla?
La legge ha previsto due «tutor», uno interno alla scuola e uno esterno, presente nel luogo che accoglie gli studenti. Ma spesso, spiega Fabrizio Reberschegg della Gilda insegnanti, «chi dovrebbe assistere i ragazzi in azienda non è formato per farlo, non ha le competenze adatte e se si tratta di piccole realtà non ha neanche il tempo per farlo». E il tutor interno «dovendo gestire tutte quelle ore di alternanza per tutti quegli studenti, rischia di non riuscire a controllare che i progetti siano effettivamente quelli promessi». Ma a fine mese, ha annunciato la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli, partirà «la piattaforma di gestione dell’alternanza» dove tutto sarà online e quindi più «trasparente» con «un bottone rosso per segnalare eventuali problematicità: è importante e serio fare in modo che situazioni anomale possano essere rilevate in tempo reale».
5 C’è un voto per l’alternanza?
Alla fine del percorso i ragazzi ricevono una sorta di valutazione fatta dai due tutor. Quest’anno l’esperienza dell’alternanza può essere presentata anche come tesina per la maturità. Dal 2019, con l’entrata in vigore del nuovo esame, sarà uno dei requisiti di accesso.
La piattaforma online Arriverà a fine mese, ha annunciato la ministra Fedeli, e servirà anche a segnalare anomalie