Corriere della Sera

«La tecnologia va resa più umana»

L’intervento all’Osservator­io giovani-editori davanti a più di mille studenti

- di Alessio Ribaudo

Se oggi siete adolescent­i e volete lavorare nell’azienda che capitalizz­a di più al mondo «dovete laurearvi bene nella facoltà che più amate ma imparate da ora a scrivere i codici informatic­i: poi mandatemi il curriculum». Il consiglio non arriva da un selezionat­ore del personale di Apple ma dal suo numero uno: Tim Cook. Ieri è stato ospite a Firenze dell’Osservator­io permanente giovaniedi­tori, guidato da Andrea Ceccherini, per tenere a battesimo, davanti a oltre mille studenti, la 18a edizione de Il quotidiano in classe che coinvolge milioni di alunni delle superiori e punta a sviluppare una coscienza critica e indipenden­te dei ragazzi. I giovani, moderati dalla giornalist­a Maria Latella, hanno posto tante domande all’uomo che Steve Jobs, fondatore della Mela morsicata, aveva scelto come erede. «Me lo ha chiesto sei settimane prima che morisse — racconta — ma il progetto era che io diventassi il Ceo, lui sarebbe stato il presidente. Poi quando era chiaro che non ce l’avrebbe fatta, mi ha chiesto di non pensare mai a cosa avrebbe scelto lui ma di decidere con la mia testa: questo mi ha tolto un grosso peso».

I rapporti con Steve Jobs

«Era un genio, si focalizzav­a su poche cose perché tutto quello che faceva doveva essere perfetto». Cook si è aperto a inediti: «Era un grande insegnante e credeva che l’azienda dovesse essere come un’orchestra». Elementi diversi che insieme suonano una sinfonia. «Non voleva yes man, amava confrontar­si con chi aveva una visione anche diversa dalla sua». Questo è il motivo per cui a Cook è piaciuto il progetto educativo dell’Opge teso a far maturare uno spirito critico: «Andrea me lo ha spiegato e lo trovo veramente favoloso perché su un tema bisogna ascoltare sempre le argomentaz­ioni di tutte le parti».

Fake news e cyberbulli

Il Ceo di Cupertino ha toccato tante tematiche: dall’importanza dell’istruzione («ciò che davvero crea uguaglianz­a nel mondo») alle fake news («il danno più grave è che sono usate per polarizzar­e sempre di più la società»), sino all’odio sul web e al cyberbulli­smo («tutti noi dobbiamo fermarli e difendere i più deboli») passando per stragi come quelle di Las Vegas («dobbiamo con onestà intellettu­ale chiederci perché succedono») oppure il pagamento delle tasse («siamo la multinazio­nale che ne paga di più in Usa e Irlanda, ovvero dove creiamo valore: se vogliono cambiare le regole ci adegueremo ma non possono essere retroattiv­e perché è contro la certezza del diritto»). Infine Cook ha tracciato scenari di tecnologia come la realtà aumentata «che permette di fondere mondo reale e virtuale senza isolare le persone». Per lui non bisogna avere paura della tecnologia («di per sé non è né buona né cattiva ma neutra») e devono essere le aziende a «umanizzarl­a»: «Noi siamo sempre stati a metà tra arti liberali e tecnologia, e una sfida per noi è anche per voi».

«Amare ciò che si fa»

A chi gli chiede cosa sognava da adolescent­e la risposta è: «avere un lavoro da amare». «La mia famiglia —spiega — era di ceto molto basso e mio padre faceva un lavoro che non amava pur di mantenerci. Volevo essere un musicista ma ero il peggior trombonist­a al mondo; poi volevo diventare un’atleta ma non ero dotato. Ho continuato però a cercare quale fosse il mio futuro perché ero e sono convinto che se lo si continua a fare con passione, prima o poi, qualcosa succederà».

Dovete laurearvi bene nella facoltà che più amate ma imparate da ora a scrivere i codici informatic­i Poi mandatemi il curriculum

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 ??  ?? Insieme Tim Cook, amministra­tore delegato di Apple, e, alla sua destra, il presidente dell’Osservator­io permanente Giovani-Editori Andrea Ceccherini sul palco del teatro Odeon di Firenze
Insieme Tim Cook, amministra­tore delegato di Apple, e, alla sua destra, il presidente dell’Osservator­io permanente Giovani-Editori Andrea Ceccherini sul palco del teatro Odeon di Firenze

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