Corriere della Sera

Il giallo del tallio Terza vittima: muore la madre

La famiglia avvelenata a Udine. L’ipotesi degli inquirenti: «Intossicaz­ione accidental­e»

- Di Cesare Giuzzi De Bac, Mastranton­io

Intossicat­i dal tallio, terza vittima nella famiglia Del Zotto: morta anche Maria Gioia Pittana, 87 anni, moglie di Giovanni Battista e madre di Patrizia, deceduti in ospedale a Desio (Monza) il 2 ottobre scorso.

Non li ha uccisi l’acqua del pozzo, che avrebbe dovuto avvelenare anche i vicini di casa. Non le patate usate per il purè, che erano state regalate da un cugino, ma che hanno mangiato anche altre persone. E neppure gli escrementi dei piccioni, che sì hanno il nido nel fienile, ma che non si spiega come possano poi essere stati ingeriti da tutta la famiglia. E neppure il veleno per topi, di cui i carabinier­i hanno sequestrat­o due bustine, perché sono anni ormai che il tallio è stato bandito dal topicida. L’ultima pista è quella dei due climatizza­tori della vecchia casa di via Gian Paolo Thanner, nella piccola frazione di Santa Marizza, una manciata di case in mezzo alle campagne tra Udine e il mare Adriatico. Gli investigat­ori hanno sequestrat­o i filtri dell’aria condiziona­ta, certamente accesa durante le vacanze dal 6 al 20 agosto, ma solo per escludere l’ennesima ipotesi.

Di sicuro c’è solo il nome del veleno che ha ucciso uno dopo l’altro i Del Zotto, famiglia di Varmo trasferita da anni a Nova Milanese, in Brianza. Si chiama tallio, è un metallo pesante letale per l’organismo. Lo è stato per la 62enne Patrizia Del Zotto, morta il 2 ottobre all’ospedale di Desio. La prima ad accusare nausea e vomito. Era allergica ai metalli, non c’è stato antidoto né cura. Poi è toccato a suo padre Giovanni Battista, anni 94, ex alpino della brigata Julia, sopravviss­uto alla ritirata di Russia e a 40 mesi nei campi di concentram­ento. Ieri è stata la volta di Maria Gioia Pittana, 87 anni, sua moglie. Morta nonostante il ricovero immediato, non appena i medici hanno riscontrat­o la presenza di tallio anche in altri due componenti della famiglia: la figlia Laura, 58 anni, Enrico Ronchi, marito della prima vittima, e nella badante dei due anziani, Serafina Pogliani, 49 anni. Le loro condizioni migliorano.

Tutti e sei erano stati ad agosto nella vecchia casa di Santa Marizza, dove tornavano ogni anno. I Del Zotto vivono in via Fiume a Nova Milanese, una casa bifamiliar­e. Solo uno dei tre fratelli non era stato con loro in Friuli questa estate. E lui oggi dice che in effetti «non c’era stata occasione di

cenare tutti insieme», e forse per questo ha scampato l’avvelename­nto. I carabinier­i di Desio (MB) e Latisana (Ud) sono «ragionevol­mente sicuri» che dietro questa storia ci sia un caso di avvelename­nto accidental­e. Ingestione di cibo contaminat­o, dicono dalla Procura di Monza che ha aperto un fascicolo per omicidio colposo. Anche se in passato ci sono stati due precedenti nella zona di Varmo, due casi di avvelename­nto da tallio. Ma per gli inquirenti si tratta di altre vicende, altri scenari.

In paese, però, alla storia che l’avvelename­nto sia partito proprio da qui, credono in pochi. «Di sicuro il tallio non vola, se è stato contaminat­o il cibo non ci è finito da solo», dice la vicina di casa. Qui i Del Zotto sono conosciuti, alcuni parenti gestiscono un ristorante in paese.

Da subito le attenzioni degli investigat­ori si sono concentrat­e sulla casa di Varmo, anche perché il periodo di incubazion­e del tallio è di quasi un mese, e i primi malori si sono verificati verso la fine di settembre. Le analisi definitive arriverann­o nei prossimi giorni. Non si esclude nemmeno, però, che l’avvelename­nto possa essere invece avvenuto nella casa di Nova Milanese. Anche qui i carabinier­i hanno sequestrat­o campioni di cibo. Solo il figlio non è stato ricoverato, le sue analisi hanno escluso qualsiasi valore fuori dalla norma. Intanto i Del Zotto continuano a morire. E nessuno sa il perché.

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