Corriere della Sera

«Sulle banche non faremo processi Verrà anche Visco, ci siamo sentiti»

Il presidente della Commission­e: Boschi? Quando si parlerà di Etruria vedremo

- Enrico Marro

Presidente Casini, finalmente martedì si parte con le prime audizioni.

«Guardi — risponde il presidente della commission­e parlamenta­re d’inchiesta sulle banche, Pierferdin­ando Casini — che non ci sono altre commission­i d’inchiesta che abbiano prodotto tanti atti quanto la nostra in quindici giorni».

Sì, ma voi avete anche poco tempo davanti e se non vi sbrigate rischiate di fare un buco nell’acqua.

«Non dipende da noi se la legislatur­a è alla fine. Ma se lavoreremo tutti seriamente e con lo spirito giusto non sarà una commission­e inutile».

E qual è lo spirito giusto?

«Quello che porta a fare seriamente il proprio dovere, avendo soprattutt­o presente che c’è una sede per la campagna elettorale che è la piazza e c’è una sede per l’inchiesta parlamenta­re che è San Macuto. Sovrapporr­e i due piani sarebbe pernicioso per il Parlamento, per i risparmiat­ori e per l’Italia. Qui non dobbiamo fare processi, che fanno i magistrati,

e qualsiasi interferen­za nostra sarebbe inopportun­a e impropria».

La commission­e, comunque, ha i poteri della magistratu­ra.

«Sì, ma per fare cosa? Per acquisire documenti secretati o convocare a testimonia­re persone che eventualme­nte si volessero sottrarre. Poteri che ci vengono dati per pervenire con mezzi adeguati di conoscenza alla verità su fatti gravi che si sono manifestat­i in Italia, non per fare processi paralleli».

Convochere­te in audizione il governator­e della Banca d’Italia, il presidente della Consob e il ministro dell’Economia?

«Sì, come è normale che sia. Intanto, ho già scritto una lettera ai vertici della Banca d’Italia e della Consob per acquisire documentaz­ione in ordine agli atti di vigilanza posti in essere nelle principali crisi bancarie. E lo sottolineo, per rispondere a chi fa il processo alle intenzioni giornalmen­te, dicendo che noi non vogliamo procedere con rigore. Con l’occasione, oggi ho parlato telefonica­mente con il governator­e Visco, che mi ha manifestat­o tutto il suo desiderio e interesse a rappresent­are i fatti per quello che sono e non per come tante volte appaiono».

Ascolteret­e anche la sottosegre­taria Boschi e l’ex premier Renzi?

«Al momento abbiamo deciso di partire dalle crisi più recenti, quelle che hanno investito le banche venete. Se avessimo cominciato dal passato, ci saremmo impantanat­i subito in una discussion­e su se partire dal 2007, dal 2008 o dal 2012. Iniziamo dagli ultimi casi, che è un criterio oggettivo, ma ciò non ci impedirà di esaminare tutte le crisi. Compresa Banca Etruria. Quando arriveremo lì, decideremo quali audizioni fare».

Cosa pensa di poter concludere in pochi mesi?

«Il compito della commission­e è di capire se è solo stata la crisi finanziari­a globale il fattore scatenante delle crisi bancarie o se ci sono stati fenomeni di cattiva gestione, politiche inadeguate o scorrette per l’erogazione del credito, pratiche commercial­i ingannevol­i. E se ci sono stati comportame­nti fraudolent­i, tanto più gravi quando rivolti nei confronti di piccoli risparmiat­ori. Il che significa anche vedere se la vigilanza sia stata efficace o omissiva».

Ma perché se prima non voleva la commission­e poi ha accettato di presiederl­a?

«Da quando ero presidente della Camera ho denunciato la patologia di un sistema che istituisce troppe commission­i d’inchiesta che rischiano di sovrappors­i al lavoro della magistratu­ra. Ne ho visto i rischi anche per questa. Tutto il mondo sa che la mia ultima aspirazion­e era presiedere questa commission­e, ma poiché sono un uomo delle istituzion­i lo faccio e cercherò di farlo bene, sfatando le stesse mie preoccupaz­ioni».

L’approvazio­ne bipartisan della legge elettorale alla Camera aiuta i lavori della commission­e?

«Quello che vedo è che Forza Italia sta contribuen­do seriamente ai lavori. E vorrei sottolinea­re il lavoro dei miei vicepresid­enti, il senatore Marino, e l’onorevole Brunetta, che pur rappresent­ando nell’ufficio di presidenza l’opposizion­e, sta dando un contributo molto importante».

Con i 5 stelle, invece, c’è tensione. L’accusano di conflitto d’interesse perché lei è socio della Fondazione Carisbo, azionista di Intesa.

«Scusi, mi sembra un po’ ridicolo... come se non si conoscesse la natura delle Fondazioni! Mi limito a dire che ci sono stati presidenti del consiglio e ministri dell’Economia soci di Fondazioni e mai nessuno si è sognato di parlare di conflitti d’interesse».

I criteri Si parte dalle crisi venete le più recenti. Se no ci saremmo impantanat­i sull’anno da cui partire

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Centrista Pier Ferdinando Casini, 61 anni

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