«Ora Parigi faccia finire lo scontro tra culture»
Il viceministro Giro: il patrimonio non può diventare una clava per battaglie ideologiche
«L’Italia è molto soddisfatta dell’elezione della candidata francese alla direzione generale dell’Unesco, Audrey Azoulay, che ha vinto con 30 voti contro 28 la gara con il rivale del Qatar Hamad bin Abdulaziz Al-Kawari. Abbiamo sempre sostenuto la sua candidatura con convinzione. Infatti la nostra ambasciatrice all’Unesco, Vincenza Lomonaco, ha svolto un intenso e importante lavoro diplomatico per far convergere molti Paesi sulla nostra posizione».
Il viceministro agli Esteri Mario Giro, titolare della promozione della cultura italiana all’estero e dunque responsabile anche dell’Unesco, appare soddisfatto: «Il nostro Paese ha il maggior numero di beni dell’umanità ed è uno dei maggiori contributori Unesco, ha voce in capitolo ed è molto ascoltato. Ha fatto sentire il suo peso. La Francia si è assunta una notevole responsabilità perché dovrà far uscire l’organizzazione dalla palude dello scontro tra culture. Sarà un’opera di ricucitura importante: Audrey Azoulay, che è anche di origine marocchina, mi sembra la persona più adatta e preparata per svolgere questo compito». Un’osservazione sul risultato? «Mi pare trasparente la frattura nel mondo arabo, l’Egitto ha invitato a votare per la Francia, una scelta eloquente».
Giro sa che l’annunciata uscita degli Stati Uniti, e probabilmente anche di Israele dall’organizzazione rappresenta un grosso problema. Così come lo sono i continui e ricorrenti casi di posizioni antiebraiche con le votazioni in cui si attribuiva il solo nome islamico Al Haram Al Sharif alla Spianata delle Moschee a Gerusalemme. Spiega il viceministro: «L’Italia in passato si è astenuta proprio per non partecipare a questo scontro culturale tra civiltà, ora ha de- ciso di votare contro. Ma restiamo convinti che la cultura non possa e non debba diventare una clava per combattere battaglie ideologiche. Paolo Mieli, nel suo editoriale sul Corriere della Sera, ricorda molto giustamente che esiste un problema all’Unesco. E credo che il nuovo direttore generale possa individuare gli strumenti per sottrarre l’organizzazione a un confronto soltanto ideologico, rimettendo al centro il compito più autentico, cioè la tutela dei grandi Patrimoni comuni alla cultura del mondo».