Corriere della Sera

La destra estrema si avvicina al governo Nell’Austria immobile la scossa di Strache

IL VOTO A VIENNA Favorito è il leader popolare Kurz, 31 anni. Ma l’erede di Haider ha dettato l’agenda e può diventare il suo vice

- Paolo Valentino

dal nostro inviato a Vienna

«Immer wieder Österreich», l’Austria ancora e sempre, canta a squarciago­la il popolo di Heinz-Christian Strache. Gli occhi azzurri del leader della Fpö sono lucidi, di stanchezza o di commozione. «Oggi tutti lo copiano, ma è lui l’originale», ha detto una ragazza presentand­o il tribuno liberal-nazionalis­ta. È venuto a chiudere la campagna elettorale nel X Distretto, la «piccola Istanbul» viennese. Lo acclama una folla non elegante, sanguigna, proletaria, arrabbiata. Giaccone, jeans, scarpe di camoscio, Strache sciorina il suo repertorio: «L’Islam non appartiene all’Austria, impediremo l’islamizzaz­ione del nostro Paese». «Solo se la Fpö sarà forte gli interessi dei veri austriaci verranno al primo posto». E ancora: «Ogni rifugiato ha un cellulare e chiama casa dicendo che in Austria sta benissimo. Certo, riceve più soldi e benefici di molti di voi». «Sono capre», gli fa eco un gruppo di anziane donne.

Le luci della ribalta delle elezioni austriache sono tutte per il ministro degli Esteri e leader dei popolari, Sebastian Kurz, il Wunderwuzz­i, il bambino prodigio che, stando a sondaggi e analisti, ha buone possibilit­à di diventare ad appena 31 anni il prossimo cancellier­e e il più giovane capo di governo del pianeta.

Ma Heinz-Christian Strache è già vincitore morale della contesa. Non solo perché, comunque andranno le cose, sarà lui l’arbitro di una partita posteletto­rale che potrebbe riservare alcune sorprese. Ma anche e soprattutt­o perché è stato Strache a dettare l’agenda della campagna, imponendo l’immigrazio­ne e la paura dell’Islam radicale come temi centrali e spostando a destra l’intero baricentro del dibattito politico.

Le ultime rilevazion­i danno la sua Fpö in lotta per il secondo posto con i socialdemo­cratici del cancellier­e Kern, entrambi intorno al 25%, mentre la Övp di Sebastian Kurz è ancora in testa, sopra la linea del 30%, anche se nelle ultime ore il suo vantaggio si starebbe vistosamen­te riducendo. Né Kern, né Kurz, fin qui alleati nella Grosse Koalition, hanno escluso esplicitam­ente un’alleanza In campagna Il leader del Partito della libertà (Fpö), estrema destra austriaca, HeinzChris­tian Strache, ieri con la moglie Philippa dopo un comizio con Strache dopo il voto e questo gli regala un’ipoteca pesante sui futuri assetti politici. Se ha messo la sordina all’idea primigenia di un referendum sull’Europa, Strache ha già detto che con lui al governo non ci sarebbero più welfare o corsi d’integrazio­ne per gli immigrati, mentre l’Austria agirebbe d’intesa con il gruppo di Visegrad nel rifiutare il ricollocam­ento dei rifugiati imposto dall’Unione Europea.

«Socialdemo­cratici e popolari, prima lo hanno ignorato, poi lo hanno demonizzat­o, alla fine hanno sposato, la Spö in parte, l’Övp in tutto, le sue posizioni. Ma se lo inseguono a destra, Strache sarà sempre un passo avanti», dice Nina Horaczek, giornalist­a e autrice di una biografia del capo della Fpö.

A 48 anni, è una insperata rivincita per l’ex tecnico odontoiatr­a, che nel 1988 venne arrestato per aver preso parte alla marcia di un movimento neonazista modellato sulla Hitlerjuge­nd: «Peccati di gioventù», dice oggi. Dodici anni dopo aver raccolto i cocci di un partito squassato dalla diaspora del capo storico, Jörg Haider, poi morto nel 2008 in un incidente d’auto, Strache è riuscito a fare della Fpö un «esportator­e netto del populismo di destra», pioniere di strategie che hanno fatto da modello ovunque in Europa.

La sua campagna elettorale è stata impeccabil­e, profession­ale, abilmente moderata nei toni, aiutata in questo dagli scambi al vetriolo tra Kern e Kurz, con coda di scandalo, quando si è scoperto che un consulente del cancellier­e gestiva delle pagine Facebook dove venivano diffuse fake news su Kurz. Torsione finale: anche il braccio destro di quest’ultimo aveva offerto una lauta somma al tipo, perché lavorasse per la Övp.

Ma l’aiuto principale a Strache e alla Övp viene da qualcosa di più profondo. È la percepibil­e stanchezza di un Paese ricco ma immobile, che in settant’anni ha conosciuto solo cancellier­i popolari o socialdemo­cratici e governi di uno o entrambi i due grandi partiti. Un disagio dell’abbondanza, di fronte a una governance ingessata, che pervade ogni aspetto: economia, società, cultura, sindacati, perfino il tempo libero. Anche nel modo di salutare, in Austria, ci si riconosce: chi è conservato­re dice Grüss Gott, chi è socialdemo­cratico dice Grüss Sie. La cosiddetta Wechselsti­mmung, la voglia di cambiare, è nell’aria. Ne parlano tutti, Kurz forse meglio degli altri, ma anche Kern, leader di un partito al potere in 41 degli ultimi 50 anni. Ma ora c’è Strache a intercetta­rla. Come si saluterann­o quando la Fpö sarà al governo?

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