Marianna Rosati-DROMe «Lo store futurista per la donna mai leziosa»
Il montone patchwork — bianco, nero e beige — lungo fino ai piedi, è realizzato con 296 pezzi cuciti a mano. Dietro “DROMe”, brand conosciuto per gli abiti in nappa morbida come seta, c’è Marianna Rosati, 37enne di Massarella (Firenze), capelli sulle spalle di un bel rosso fuoco e stile decisamente punk. È arrivata a Milano per inaugurare il primo store DROMe, in via Santo Spirito, nel Quadrilatero della moda. Uno spazio decisamente minimale e futurista (è firmato dallo studio di architettura Baciocchi Associati) perché nell’era dell’e-commerce una boutique fisica ha soprattutto il compito di rappresentare l’immagine del brand. Resine a terra, cemento su pareti e soffitto: si combinano con acciaio e velluti. Al centro di tutto, su un maxi schermo si susseguono le sfilate andate in scena a Parigi. E spicca la tuta in pelle rossa che ha colpito anche Lady Gaga. «L’ha richiesta per il suo spettacolo «Joanne World Tour — racconta la designer —. Gliela abbiamo confezionata su misura perché lei è minuta. L’ha indossata con stivali-trampolo dello stesso rosso fuoco». È figlia d’arte, Marianna Rosati, cre-
sciuta nel laboratorio di famiglia che negli Anni 80 produceva la linea di abbigliamento Santacroce. «A 19 anni ho cominciato a occuparmi di ricerca dei materiali e tecnica dello sviluppo». Quindi il master al Polimoda fiorentino. Oggi dirige un team creativo che dà vita alle linee uomo e donna prodotte nella Factory, dinamica società con sede a Fucecchio.
«La donna DROMe è femminile ma mai leziosa». Per l’inverno 2017 predilige nero, purple e grigio per la tenuta da lavoro e osa le tinte forti, rubino, giallo, per le occasioni speciali.
Il lato distintivo di Marianna? «Rivoluziono il capo sartoriale sperimentando proporzioni e materiali. Con una particolare attenzione allo studio di pesi e lavorazioni della pelle». È in morbida nappa nera la giacca avvitata un po’ Mugler con le maniche chiuse da fiocchi. È abbinata alla gonna a ruota decorata con rouche. La gonnella Mary Quant è in vernice nera. «Utilizziamo solo pelli provenienti dalla catena alimentare — sottolinea la designer — ma la mia sfida è quella di inserire gradualmente nella collezione sempre più tessuti e accessori».