Nouy si difende, ma Tajani: noi preoccupati
La presidente della sorveglianza della Bce: le regole rientrano nel mandato e nei poteri di vigilanza Il presidente dell’Europarlamento: no a nuove norme senza il coinvolgimento di Strasburgo
Non è affatto detto che sia un’iniziativa anti-italiana quella presa dalla sorveglianza bancaria della Bce sulla questione dei crediti in sofferenza nel sistema bancario europeo che molte proteste ha sollevato nella Penisola. Ieri sera, sulla questione sono intervenuti Mario Draghi e la responsabile della vigilanza della Bce Danièle Nouy per mettere su binari di comprensione la vicenda. Ciò nonostante, la polemica rimane aperta, con il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani che non si dice convinto delle spiegazioni arrivate.
Il governo italiano ritiene che la stretta sui prestiti in sofferenza proposta dalla Bce colpisca il sistema bancario italiano, da essi molto gravato. E nei giorni scorsi proteste sono arrivate dagli istituti di credito e dalle imprese. E Tajani ne ha fatto una questione di competenza tra istituzioni europee. Draghi ha deciso di lasciare la parola sulla questione a Danièle Nouy, con una lettera a Tajani. E la risposta della signora Nouy è in effetti arrivata, anch’essa per lettera: non c’è prevaricazione di poteri ed è assicurato il pieno rispetto del mandato della Bce in fatto di supervisione bancaria – dice. Anzi, intervenire era «un obbligo».
La signora Nouy scrive a Tajani che l’alto livello di Npl (Non performing loans, crediti in sofferenza) nel sistema bancario europeo «pone un rischio alla solidità di molte banche sottoposte alla nostra supervisione», e sottolinea che ancora oggi 865 miliardi di Npl «pesano sui bilanci delle istituzioni significative». Per affrontare questa vulnerabilità, è stato formato un gruppo di alto livello che ha prodotto in marzo una guida sul come le banche dovrebbero trattare gli Npl. In estate, poi, sono state effettuate altre analisi che hanno portato alla conclusione che nuove misure avrebbero dovuto essere prese.
Come risultato di questo processo — spiega la signora Nouy — è ora stato pubblicato un addendum che ha l’obiettivo di evitare che, dal 2018, il livello dei crediti in sofferenza nel sistema bancario aumenti: le banche sono richieste di dimostrare che le preoccupazioni della supervisione Bce non sono giustificate, dopodiché la Bce deciderà se richiedere agli istituti altri interventi per ridurre i rischi. «Quindi non c’è automaticità». Tutto ciò in linea con le indicazioni date dalla Commissione Ue in materia di supervisione bancaria. «L’addendum non comporta obbligazioni ulteriori per le banche e quindi non va al di là della cornice regolatoria esistente», A sinistra Danièle Nouy, presidente del Consiglio di vigilanza del meccanismo di vigilanza unico della Banca centrale europea e Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo. Ieri la Bce ha risposto al Parlamento in merito alle nuove norme sul calcolo delle coperture per le sofferenze bancarie spiega Nouy. Anzi, «è un obbligo della Bce, in linea con il suo mandato di supervisione, affrontare le vulnerabilità chiave del sistema bancario europeo».
Per quel che riguarda il processo decisionale – rispetto al quale Tajani aveva chiesto spiegazioni sul non coinvolgimento del Parlamento europeo – Nouy dice di essere andata oltre ai suoi obblighi e di avere lanciato una consultazione pubblica che andrà avanti fino all’8 dicembre e di avere mandato in anticipo la bozza di addendum al Comitato degli Affari Economici e Monetari del Parlamento europeo per avere suoi suggerimenti. Ciò nonostante, Tajani ha risposto — a Draghi — di essere «profondamente preoccupato per il fatto che ulteriori obblighi, in conflitto con le disposizioni legislative, possano essere imposti».
Da Washington, il ministro delle Finanze Pier Carlo Padoan ha ribadito che l’Italia appoggia una stretta sui crediti deteriorati ma solo nuovi, dal 2018, non sullo stock di quelli passati.