In dodicimila alla partenza per dire che lo sport è salute
Correre per prevenire o per rialzarsi dopo la malattia
Correre per lasciarsi alle spalle un tumore al seno e andare verso un nuovo futuro. Correre per non ammalarsi, restando sani e in forma a lungo. Oppure, semplicemente camminare, ogni giorno, perché il movimento costante tiene alla larga tumori e non solo. Allacciarsi le scarpe da ginnastica e andare incontro alla salute: è questo il messaggio di prevenzione e benessere lanciato dalla PittaRosso Pink Parade 2017, a Milano domenica 22 ottobre. Dodicimila persone si ritroveranno nel capoluogo lombardo per una camminata di 5 chilometri attraverso il centro, altre tremila parteciperanno alla corsa cronometrata di 10 chilometri. Obiettivo, raccogliere fondi per sostenere il progetto Pink is Good della Fondazione Umberto Veronesi per la ricerca scientifica sul tumore al seno, ma anche colorare di rosa le strade della città, per ricordare a tutti come lo sport, in tutte le sue forme, sia la chiave per prevenire il cancro insieme a una dieta sana e all’abbandono delle cattive abitudini, dal fumo all’eccesso di alcol. Basti pensare che la sedentarietà e il sovrappeso, da soli, rendono conto di un quarto del rischio non genetico di sviluppare un tumore.
«Muoversi aiuta a mantenere il peso forma: il grasso di troppo è un fattore di rischio per tante malattie e, soprattutto, per i tumori di natura ormonale come quello al seno. L’adipe, infatti, non è un tessuto inerte, produce ormoni che possono incidere sullo sviluppo del cancro — spiega Chiara Segré, responsabile della supervisione
I benefici Chiara Segré «L’attività fisica tiene sotto controllo la glicemia e riduce il grado di infiammazione generale»
On the road scientifica della Fondazione Veronesi —. L’attività fisica, poi, tiene sotto controllo la glicemia e diminuisce il grado di infiammazione generale, entrambi elementi che contribuiscono ad abbassare la probabilità di cancro». Lo sport è fondamentale per chi vuole restare in salute, ma anche per chi si è già ammalato: gli studi mostrano, per esempio, che il rischio di mortalità da recidive di tumore al seno si dimezza, se oltre a seguire le cure si fa movimento con regolarità. Senza contare l’aiuto immediato alle pazienti: l’esercizio contrasta infatti effetti collaterali delle terapie antitumorali come l’affaticamento, l’aumento di peso, l’osteoporosi, la perdita di tono muscolare, il gonfiore.
«In più è un’iniezione di benessere: aiuta a scaricare lo stress, riduce ansia e depressione — sottolinea Segré —. Correre, poi, è quasi una metafora del percorso di cura: molte iniziano a farlo dopo la malattia e per loro, superare la fatica degli allenamenti, è come ripercorrere in positivo le sfide fisiche ed emotive della terapia. Lo sport è un modo per rinascere più forti di prima, per tornare a sentirsi “intere” e addirittura migliori, capaci di superare i propri limiti». È il caso delle pazienti che dopo un tumore al seno sono entrate nel Running Team del progetto Pink is Good, rimettendosi in gioco e impegnandosi per correre la maratona di New York e dimostrare che, dopo la malattia, si può raggiungere qualsiasi obiettivo, anche il più ambizioso, con la stessa tenacia e forza di volontà che sono state necessarie per superare il tumore: un messaggio positivo per tutte le donne, perché sappiano che la vita può e deve andare avanti dopo una diagnosi di cancro.
Anche grazie allo sport. «Per il benessere fisico e psicologico però non è necessario correre maratone – puntualizza Segré –. Mezz’ora al giorno di corsa leggera o camminata veloce vanno benissimo e si possono alternare con nuoto, bicicletta, yoga, tai-chi. La scelta è ampia, l’essenziale è muoversi un po’ tutti i giorni: è questo che conta per non ammalarsi e a maggior ragione dopo una diagnosi, per ritrovare forza, benessere, serenità».