Scarpette rosa, con molta grinta «Ora ci aspetta New York»
La squadra delle ex pazienti che si stanno allenando per la maratona
La squadra rosa scalpita al campo di allenamento XXV aprile di Milano. Manca poco ormai al 5 novembre, il giorno in cui prenderà parte alla Maratona di New York, eppure Chiara, Lysandra e Judit guidano già il Pink is Good Running Team della Fondazione Umberto Veronesi scattando sui blocchi della pista del Portello tra il Monte Stella e Casa Milan con lo stesso piglio ed entusiasmo che proveranno sulla linea di partenza a Staten Island nei pressi del Ponte di Verrazzano.
Guardando in faccia queste 25 donne allenate da Salvatore Vinci e Alessandra Brassini con la consulenza nutrizionale di Elena Dogliotti, vedendole inanellare con baldanza un giro di pista dopo l’altro, sentendole ridere, spronarsi a vicenda, anche sfidarsi giocosamente, non si riesce a pensare che non siano atlete.
E nemmeno lontanamente si può immaginare che siano sopravvissute a tumori al seno, all’utero e alle ovaie, tornate a vivere, sentirsi forti e piacenti con la pratica assidua e condivisa del running.
In testa alla gruppo c’è Chiara Bianconi, impiegata 31enne, la «maratoneta rosa»: «Prima del male io disputavo gare di 21 chilometri, e quando ho avuto il tumore avevo una grande paura di non riuscire più a praticare questo tipo di sport, ma appena tolto il port, ovvero il catetere venoso per la somministrazione dei farmaci durante la chemioterapia — racconta rallentando un po’... —, mi sono messa subito le scarpette e per me è come se si fosse avverato un miracolo. Al quale è seguito quello di essere scelta per New York, dove sarà come correre cento maratone in una sola perché saremo tutte noi insieme, e insieme taglieremo il traguardo. A chi sta soffrendo per questo male suggerisco di filtrarlo, vederlo come se avessimo degli occhiali speciali che consentano di coglierlo come un’esperienza che può darci una grandissima, inaspettata forza. Lo sport è il mezzo che ti permette di tirarla fuori».
È quello che è successo anche a Lysandra Bargiggia, 38 anni, assistente di direzione in un’azienda che produce medicinali omeopatici.
«Praticavo per diletto nuoto e yoga, ma non con l’intensità e regolarità degli allenamenti col Pink is Good Running Team. La corsa — assicura — mi sta dando tantissimo, mi ha consentito di ritrovare equilibrio, aiutato a comprendere come i limiti siano solo nella nostra testa. I risultati sono stati sia psicologici che estetici perché ho smesso di avere soggezione nei confronti dello specchio, riconoscendo l’aspetto fisico che avevo prima del tumore al seno. Il rischio di morire non va banalizzato, però bisogna dirlo che con coraggio si può guarire anche e soprattutto attraverso la pratica sportiva».
Un’altra testimonial gagliarda e testarda dell’efficacia medicale dello sport è Judit Zanicotti (le altre runner selezionate per la maratona nella Grande Mela sono Carla Piersanti, Manuela Prestifilippo, Silvia Bezzi, Patrizia Panzinibbi e Isabella Spertini) che al Campo XXV Aprile è quella che non si ferma mai. «Non l’ho fatto nemmeno durante la chemioterapia seguita alla mastectomia — svela questa consulente amministrativa in un’azienda di Lambrate —, praticare running in quel periodo voleva dire uscire all’aria aperta, alleggerire il peso di giornate dure. Io riuscivo a percorrere anche 10 chilometri senza sentirmi stanca. Correre è felicità, lo senti sulla pelle che ti fa bene e ti aiuta a riacquistare consapevolezza di potere concretamente tornare a una vita normale. Un tumore a volte non arriva per caso, vuole dirci qualcosa anche di positivo e noi dobbiamo essere pronte, allenate a cogliere il messaggio».
Scende un tramonto aranciato su Milano, l’allenamento è terminato, le maratone in rosa sono stanche ma felici, come se avessero appena tagliato il traguardo di Central Park.
Come una sola atleta Chiara, Lysandra, Judit guidano il gruppo selezionato: taglieremo il traguardo insieme Correre è felicità, lo senti sulla pelle che ti fa bene e ti aiuta a riacquistare fiducia di potere tornare a una vita normale