Corriere della Sera

Vincitori e vinti

«Nemo», il programma che soffre ancora di crisi d’identità

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Nella seconda puntata della seconda stagione, «Nemo. Nessuno escluso», il programma creato da Alessandro Sortino e condotto da Valentina Petrini ed Enrico Lucci, ha discusso di un tema importante e ricorrente. Di certi argomenti è giusto parlare? «Nemo», infatti, aveva mandato in onda un servizio sull’estrema destra di Roma: chi sono, cosa fanno, per quali ideali combattono (uno è contro il «genocidio del popolo italiano»), come si muove il branco nella Capitale e dintorni.

Vittorio Sgarbi, ospite in studio con Giuliana De Sio, invitava Lucci a non trasmetter­e questi servizi per non «dare spazio al Male». Ma oggi funziona ancora la teoria mcluhanian­a dello «staccare la spina»? Nel 1978, in piena emergenza terrorismo, Marshall McLuhan aveva sostenuto (si riferiva all’Italia), che «contro il terrorismo l’arma più forte è il silenzio… il terrorismo è una forma di teatro: dando copertura mediatica al terrorista gli si offre un palcosceni­co e un copione».

È curioso che a sostenere questa vecchia teoria (risultata poi inefficace perché con la rete il blackout è in sostanza impossibil­e) sia proprio Vittorio Sgarbi, che sa e ha saputo usare i media a suo piacimento. Tant’è vero che gli è stato facile, in ogni suo intervento, procurarsi più visibilità degli stessi conduttori.

«Nemo» soffre ancora di crisi d’identità (Rai2, giovedì, 21.20). I servizi sono disomogene­i, gli invitati sulla passerella devono coprire tutte le opinioni, Lucci in studio è una cosa e nei servizi è un’altra. L’altra sera, per esempio, ci ha regalato una delle sue preziose perle: la descrizion­e di un torneo per vip dove le nostre «celebrità» (Antonio Razzi, Cristiano Malgioglio, Federico Moccia, Valeria Marini, un tronista…) si fanno invitare per fare una vacanza gratis e portarsi a casa qualche gadget. Ma in studio Lucci, nonostante «Nemo» sia partito con un servizio sulla nostra non conoscenza dell’italiano, confonde ancora «tu» con «te».

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