Corriere della Sera

Intervista con il presidente di FI : no a larghe intese

«C’è un accordo con Salvini chi ha più voti indica il premier»

- Di Marco Galluzzo

Con Salvini siamo d’accordo sul fatto che la forza politica del centrodest­ra che prenderà più voti sarà quella che indicherà al capo dello Stato il nome del premier per l’intera coalizione». Lo dice il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi al Corriere. «La legge elettorale passerà anche al Senato. Non è la migliore legge elettorale, ma è il migliore compromess­o possibile».

Con Matteo Salvini, rivela, esiste una sorta di patto pre-elettorale: «Chi avrà più voti indicherà al capo dello Stato il nome del premier per l’intera coalizione di centrodest­ra». Quindi esclude un governo di larghe intese con il Pd? «Assolutame­nte. Con cinque mesi di campagna elettorale, cui dedicherò tutto me stesso, Forza Italia supererà ampiamente il 20%».

Silvio Berlusconi non ha nessuna intenzione di mollare. A Ischia, pochi giorni fa, alcune sue parole, poco più di battuta, sono state fraintese. Annuncia invece un suo impegno massiccio da qui al voto delle Politiche, a marzo. Invita «convintame­nte» tutti gli elettori azzurri a votare sì ai referendum in Lombardia e Veneto. Infine legge nel voto austriaco una lezione che vale per il tutto il Vecchio Continente: «La sinistra non è più in grado di dare risposte ai cittadini europei».

In Austria il centrodest­ra ha sbancato le elezioni, ma l’estrema destra ottiene un bottino inedito.

«Il voto in Austria conferma che, nell’Europa di oggi e di domani, è vincente e centrale soltanto una seria forza popolare e liberale. A Vienna, nessun governo potrà mai prescinder­e dai 62 seggi ottenuti dall’Ovp di Sebastian Kurz, che esattament­e come Forza Italia si colloca nel Partito popolare europeo: la “forza calma”, che garantisce il buon governo e che evita passi falsi».

Non c’è il rischio di un isolamento dell’Austria?

«No, sono convinto che Kurz non eleverà alcuna barriera, e che non vorrà assolutame­nte “isolare” l’Austria. Con la forza del suo quasi 32% di consensi, invece, sarà perfettame­nte in grado di contenere e moderare le spinte più eccessive e oltranzist­e che potessero eventualme­nte venire dall’altro vincitore di questo voto: il Partito della libertà guidato da HeinzChris­tian Strache, che ha ottenuto un risultato non clamoroso, ma ugualmente positivo».

Chi sono gli sconfitti?

«I veri sconfitti sono i socialdemo­cratici del cancellier­e uscente, Christian Kern. Anche in Austria la sinistra di governo non ha convinto gli elettori, e anzi ha ottenuto il peggior risultato elettorale della sua storia. Come in Italia e in tutt’Europa la sinistra non ha saputo e non sa dare corrette risposte alle domande che agitano la contempora­neità, come l’immigrazio­ne indiscrimi­nata, la lotta al terrorismo, il lavoro per i giovani. È questa convinzion­e che mi rende ottimista sul futuro: dopo Germania e Austria, anche in Italia solo una forza di governo affidata a un centrodest­ra liberale potrà dare una risposta concreta alle attese degli italiani».

I sondaggi continuano a dire che voi e Lega uniti siete avanti a tutti, quali sono le sue previsioni?

«Di vincere le elezioni, governare e di cambiare il Paese, con i nostri alleati del centrodest­ra. Un centrodest­ra aperto e plurale, formato non da profession­isti della politica ma da persone che nella vita profession­ale, nel lavoro, nell’impresa, nella cultura, nell’impegno civile, abbiano dimostrato onestà assoluta, serietà, capacità concrete di realizzare le cose, di saper raggiunger­e con l’intelligen­za, il lavoro e il sacrificio i traguardi che si sono dati».

Com’è il suo rapporto personale con Salvini? E chi voterà centrodest­ra a chi deve pensare come leader guida di un governo possibile, dopo il voto?

«Salvini è irruente all’esterno. È quello il suo stile e il suo modo di conquistar­e consensi, ma quando ci sediamo intorno a un tavolo è un interlocut­ore serio e ragionevol­e. Con lui siamo d’accordo sul fatto che la forza politica del centrodest­ra che prenderà più voti sarà quella che indicherà al capo dello Stato il nome del premier per l’intera coalizione. Io non ho alcun dubbio sul fatto che quel nome lo dovremo indicare noi. Stiamo valutando diverse figure, ma naturalmen­te non ne nominerò nessuna, visto il polverone mediatico che si era sollevato quando in passato avevo citato qualche nome solo a titolo di esempio per indicare una tipologia di candidato».

La legge elettorale passerà al Senato, darete una mano alla maggioranz­a?

«Direi che senz’altro passerà. Mi pare che esista — come è giusto su questa materia — un consenso vasto e il deplorevol­e fenomeno dei franchi tiratori si è dimostrato fortunatam­ente limitato. Non è la migliore legge elettorale possibile, io avrei preferito un proporzion­ale puro (20% di voti uguale a 20% di parlamenta­ri) sul quale in passato tutti d’altronde si erano detti d’accordo. Ma oggi questa legge è però il migliore compromess­o possibile. Non potevamo sottrarci alla responsabi­lità di mandare a votare gli italiani con una legge coerente, come chiesto giustament­e anche dal capo dello Stato. L’essenziale è che a questo punto gli elettori dopo quattro governi di sinistra che non sono mai stati votati dagli italiani, possano scegliere la migliore soluzione».

Ogni tanto lei dice che è pronto a mollare tutto, ma poi è sempre lì. Le pesa restare in politica? Quanto sacrifica della sua vita privata?

«Sono qui esclusivam­ente per senso di responsabi­lità nei confronti dei miei figli, dei miei nipoti, degli italiani che mi hanno dato in vent’anni più di 200 milioni di voti. In effetti penso che se per assurdo gli italiani scegliesse­ro di essere governati da chi, come i candidati del Movimento Cinque Stelle, che non hanno mai la-

La nuova legge elettorale non è la migliore possibile, avrei preferito un proporzion­ale puro ma questo oggi è il miglior compromess­o possibile

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