Miniera di oro e platino L’Universo mai visto
Le immagini della collisione tra due stelle e le scoperte: «Abbiamo visto nascere metalli pesanti e raggi gamma»
Non sono passati neanche due anni dalla prima onda gravitazionale raccolta. La quinta, registrata il 17 agosto scorso dalle stazioni Ligo, negli Stati Uniti, e Virgo, a Cascina (Pisa), ha però travolto gli ultimi ostacoli per spiegare i fenomeni che l’hanno generata favorendo persino la nascita di materiali preziosi. La data segna anche la nascita dell’astrofisica non solo gravitazionale ma «multimessaggio», come l’hanno battezzata gli scienziati. «Il motivo è che questa volta a fondersi non sono stati due buchi neri come in passato, ma due stelle a neutroni e le conseguenze sono state diverse», spiega Federico Ferrini, dell’Istituto nazionale di Fisica nucleare e direttore di Virgo, da Washington dove la National Science Foundation ha annunciato il grande risultato. Contemporaneamente questo è accaduto a Monaco di Baviera, Venezia e Roma con il ministro dell’Istruzione, dell’università e della ricerca Valeria Fedeli, e i presidenti degli enti protagonisti, Roberto Battiston (Asi), Nichi D’Amico (Inaf), Fernando Ferroni (Infn).
Le due stelle a neutroni avevano una massa di 1,1 e 1,6 volte quella del nostro Sole. Queste si formano quando un astro molto grande (dieci volte il Sole) muore e la sua materia in parte sfugge nello spazio e in parte collassa creando un corpo celeste estremamente massiccio ma con un diametro di appena 20 chilometri. Il 17 agosto le due stelle, separate da appena 300 chilometri, hanno cominciato a roteare una intorno all’altra sempre più vorticosamente lanciando per 100 secondi un’onda gravitazionale. Dall’immane scontro è uscito un lampo di radiazione gamma raccolto dopo un paio di secondi dal satellite «Fermi» della Nasa, subito confermato dal satellite Integral dell’Esa. È scattata un’allerta che ha mobilitato 70 osservatori terrestri, tra cui il grande Very Large Telescope dell’organizzazione europea Eso, in Cile, e una flotta di altri satelliti della Nasa come Swift (a cui ha collaborato l’Asi), Chandra e l’ormai mitico tele- scopio spaziale Hubble.
Tutto è accaduto relativamente vicino, a 130 milioni di anni luce di distanza dalla Terra nella costellazione dell’Idra, alla periferia di un’altra galassia. In realtà tutto si è verificato 130 milioni di anni fa, perché tanto è il tempo impiegato dai segnali a raggiungerci alla velocità della luce. Per la prima volta gli osservatori terrestri e spaziali hanno raccolto assieme un fiume di onde elettromagnetiche in varie lunghezze d’onda: raggi X, ultravioletti, luce visibile, infrarossi e onde radio. Così l’identikit del mostro appena nato è risultato completo. Ma non è tutto. Dopo la fusione si è scatenato il fenomeno «kilonova» che ha lanciato nel cosmo con estrema
Il ruolo dell’Italia Il fenomeno registrato il 17 agosto anche dalla stazione Virgo, vicino a Pisa
Prima volta È stato raccolto un insieme di onde elettromagnetiche in varie lunghezze
violenza materiali di ogni genere dando luogo a processi di sintesi fra i nuclei atomici da cui sono scaturiti elementi pesanti come l’oro e il piombo.
«È stato straordinario seguire la fase di avvicinamento delle due stelle — nota soddisfatto Federico Ferrini — registrando le numerose oscillazioni frutto delle deformazioni dello spazio-tempo. Il segnale è stato abbastanza debole, ma le informazioni che ha portato erano forti e ci hanno raccontato aspetti che la fusione dei buchi neri non ci aveva rivelato». Tra le tante scoperte c’è stata l’ennesima conferma dell’idea fondamentale di Albert Einstein: anche le onde gravitazionali viaggiano alla velocità della luce.