«Ha rubato i temi agli estremisti: Kurz pagherà la contraddizione»
Pelinka: lo hanno scelto conservatori che rifiutano il nazionalismo
«Non c’è dubbio che Sebastian Kurz abbia fatto sue posizioni sostanziali dell’estrema destra di Strache, soprattutto in tema di immigrazione, e che questo lo abbia aiutato a vincere. Ma dire, come fa Strache, che il 60% degli elettori austriaci ha votato per il programma della Fpö è una semplificazione. Ricordo che meno di un anno fa il 54% ha eletto il candidato verde alla presidenza della Repubblica, Van der Bellen, proprio in opposizione alla Fpö. Secondo me, anche il voto per Kurz è in buona parte quello di un elettorato conservatore che respinge Strache. Molti di questi elettori avevano votato per Van der Bellen lo scorso dicembre. In genere si tratta di elettori con una mentalità più aperta di quelli tradizionali della Fpö».
Politologo e giurista, Anton Pelinka è uno fra i più stimati e autorevoli studiosi austriaci. Dopo aver diretto l’Istituto di Scienze Politiche dell’Università di Innsbruck, dal 2006 guida il Centro Studi sui Nazionalismi presso la Central European University di Budapest, l’ateneo fondato da George Soros, oggi nel mirino del governo ungherese di Orbán.
Professore, quindi lei pensa che sia meglio per un partito conservatore occupare lo spazio alla sua destra, piuttosto che lasciarlo alle forze estremiste?
● Anton Pelinka, 76 anni, politologo e giurista, è uno fra i più stimati e autorevoli studiosi austriaci. Dopo aver diretto per molti anni l’Istituto di Scienze Politiche dell’Università di Innsbruck, dal 2006 guida il Centro Studi sui Nazionalismi presso la Central European University di Budapest, l’ateneo fondato e finanziato da George Soros
«No, anche se è un tema interessante. Ma facendo propria l’agenda anti-immigrati di Strache, Kurz ha creato delle aspettative e rischia di trovarsi in una posizione difficile. Non sarà facile per lui ricollocarsi al centro, specie se farà un governo con la Fpö. Strache lo incalzerà di continuo. Certo il suo successo può essere visto come un muro al dilagare dell’estrema destra, ma Kurz rischia di rimanere impigliato nelle sue contraddizioni».
Dà per scontata la coalizione tra Övp e Fpö?
«Kurz parlerà con tutti. Ma il suo mantra in campagna elettorale è stato il cambiamento. Tornare alla Grande Coalizione con i socialdemocratici significherebbe negarlo. Penso che alla fine avremo un’alleanza Kurz-Strache».
Un governo di questo tipo porterà l’Austria più vicina ai Paesi di Visegrád?
«Si, ma senza un’adesione formale di Vienna al gruppo. Un governo Kurz-Strache avrebbe con quei Paesi interessi comuni su immigrazione e rifugiati. Ma ci sono anche grosse differenze tra Vienna e Visegrád sul mercato unico europeo: Kurz vuole ridurre il numero di coloro che vengono in Austria per usufruire del suo sistema sociale, ma la maggior parte vengono proprio dai Paesi di Visegrád. Slovacchia, Repubblica Ceca, Ungheria hanno interesse a che i loro cittadini trovino lavoro in Austria e mandino rimesse in patria. Kurz vuole impedirlo».
Qual è la visione di Kurz?
«Il potere. Ha pianificato tutto per anni. Ha fatto una campagna perfetta, muovendosi con eleganza tra posizioni contraddittorie. E ora diventerà cancelliere. Ma non penso che potrà perpetuare il suo successo, perché tutte le promesse e le attese che ha creato verranno al pettine. Gli do uno o due anni al massimo».
Chi c’è dietro Kurz?
«Kurz non è una marionetta. Non ci sono dietro lobby o interessi economici particolari. È se stesso e lo dico come complimento. Ma il suo limite è che non ha un programma vero. E in questo senso potrebbe anche essere pericoloso».
Strache dice che la Fpö è «arrivata nel cuore della società austriaca». È la sua definitiva legittimazione?
«Strache ha ragione. Però non è una cosa nuova. Voglio