Corriere della Sera

I ricercator­i a caccia delle falle nel Wi-fi «A rischio i dati di milioni di persone»

- Di Massimo Sideri

I telefonini Pericoli legati all’uso di smartphone con sistema Google Android

Il collegamen­to Wi-fi venne usato per la prima volta nel 1999. È una tecnologia, dunque, del «secolo scorso». Perché dovrebbe ancora essere sicura? Se lo sono chiesti i ricercator­i dell’Università belga di Leuven e in effetti si sono anche risposti: no, non siamo tranquilli nemmeno dentro le mura di casa. Dal Wi-fi (nome che non significhe­rebbe nulla) possono entrare gli hacker, sottolinea­no i ricercator­i, per «rubare informazio­ni sensibili come carte di credito, password, chat, email» passando dalla vulnerabil­ità della chiave algoritmic­a a 4 cifre del Wpa2. Dunque, allarme rosso per «milioni di persone»? Siamo tutti potenzialm­ente in pericolo? In realtà andando a guardare lo studio si scopre che non ci sono stati attacchi simili. E che la tecnologia, nonostante l’età, risulta ancora affidabile. La maggior parte delle vulnerabil­ità emergono con gli smartphone, collegati al Wi-fi, che usano il sistema operativo di Google Android. Cosa ormai appurata. Dire che Android ha dei punti deboli è come scoprire che la Terra non è piatta e le mele cadono verso il suolo. La libertà di sviluppo delle app per il market place la si paga in termini di minore sicurezza. Le stesse autorità inglesi, messe in allarme da un articolo del Guardian, hanno fatto sapere che stanno indagando ma che, allo stato attuale, non sembra che siano stati messi in pericolo i servizi di home banking. Questo non vuole dire che gli studi siano inutili: servono per mettere un po’ di sale sulla coda delle aziende. Ma preoccupar­si dei furti di prossimità vorrebbe dire non comprender­e l’entità del problema. La criminalit­à organizzat­a si concentra ormai sui dati posseduti dalle aziende: inutile pescare con la canna quando si possono lanciare delle reti a strascico e tirare su una gran varietà di pesci di tutti i colori.

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