Corriere della Sera

Ecco tutti i poteri speciali del governo Un consiglier­e in Tim, Sparkle e Telsy

Via libera al «golden power». Obbligo di informativ­a preventiva e diritto di veto

- Fabrizio Massaro

«Sussistenz­a di una minaccia di grave pregiudizi­o per gli interessi essenziali della difesa e della sicurezza nazionale, anche alla luce dell’influenza di Vivendi S.A. sulla società Tim spa in ragione della entità della partecipaz­ione detenuta», quel 24% che rende il gruppo francese controllan­te di fatto di Tim. Sono queste le consideraz­ioni alla base dell’esercizio dei poteri di «golden power» da parte del governo Gentiloni, decise ieri dal Consiglio dei ministri con un decreto della presidenza del Consiglio.

Non si tratta di azioni che incidono sulla proprietà — che rimane in capo a Tim — dei settori più sensibili come la rete internazio­nale di Sparkle o il software di criptazion­e di Telsy, usato da forze armate e servizi segreti; il gruppo è invece chiamato a rispettare specifiche prescrizio­ni in ambito di governance e organizzaz­ione, alcune delle quali — ha precisato ieri sera Tim — «già implementa­te dalla società». In particolar­e, circa la governance, dovrà «garantire» l’inseriment­o nei board di Tim, Sparkle e Telsy di un componente «munito di legale rappresent­anza» che sia di «esclusiva cittadinan­za italiana», che possegga il nulla osta di sicurezza personale («Nos») e abbia «delega alle funzioni relative alle attività aziendali rilevanti per la sicurezza nazionale». Per la nomina del soggetto servirà «l’assenso» del governo.

Le società dovranno dotarsi di una «organizzaz­ione di sicurezza» con proprio personale, risorse umane e finanziari­e e piena autonomia, con un direttore «scelto da una terna di nominativi proposti» dal Dis, l’organismo di coordiname­nto dei servizi segreti. Ci sarà anche un comitato di cinque funzionari ministeria­li a Palazzo Chigi che monitorerà il rispetto delle prescrizio­ni, la cui violazione potrà portare anche a multe pari a non meno dell’1% del fatturato annuo. Per ogni attività di cessione o di riduzione, anche temporanea, delle capacità tecnologic­he o operative nelle attività strategich­e (e a maggior ragione delle stesse Sparkle e Telsy) dovrà essere data informativ­a preventiva al governo che quindi potrà opporsi esercitand­o il veto. Non potranno essere portate all’estero le funzioni di gestione e sicurezza delle reti nonché i loro servizi, in particolar­e quelli usati dai corpi dello Stato, forze armate e polizia. I dirigenti di queste attività potranno avere la sola cittadinan­za italiana ed essere nominati con l’assenso del governo: in sostanza sono tagliati fuori il presidente di Tim, il francese Arnaud de Puyfontain­e (che è anche ceo di Vivendi), e il neo-amministra­tore delegato di Tim, l’israeliano Amos Genish. Il consiglier­e dovrebbe essere l’attuale vicepresid­ente di Tim, Giuseppe Recchi, che ha il Nos. Il gruppo ha 90 giorni per adeguarsi e ogni sei mesi dovrà inviare una relazione al governo.

È questa la traduzione giuridica della linea del ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, che venerdì incontra per la prima volta Genish: una golden power «equa ed equilibrat­a, non punitiva», senza immaginare lo scorporo della proprietà di Sparkle da Tim. Intanto è in corso l’istruttori­a per la mancata notifica da parte di Vivendi dell’acquisizio­ne del controllo di fatto di Tim. Vivendi ha effettuato la notifica solo il 28 settembre scorso ma ritiene che «nessuna notifica fosse dovuta e che continuerà a far valere le proprie argomentaz­ioni nelle sedi competenti».

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