Corriere della Sera

Raccontare una multinazio­nale nella casa che fu degli orfanelli

Carlo Valsecchi espone nell’ex Ospedale dei Bastardini. «Cerco ispirazion­i ovunque»

- di Stefano Landi

Quello di archeologi­a industrial­e è un bel concetto. Per Carlo Valsecchi sintetizza bene una sfida culturale. Lo spazio mentale che diventa fisico in un percorso astratto. «Cerco un confine, l’idea di bordo, prima ancora dentro di me e di conseguenz­a nell’immagine. Porto l’industria nei musei perché per me rappresent­a un gigantesco studio d’artista, quello che non potrò mai avere» racconta Valsecchi, che negli spazi all’interno dell’ex ospedale dei Bastardini a Bologna ha allestito la sua Developing the Future: 36 fotografie realizzate in collaboraz­ione con Philip Morris per la terza edizione della Biennale Foto/Industria 2017.

«È forse la prima volta che accetto un incarico da un’entità che non sia un collezioni­sta d’arte, senza un rapporto diretto e un linguaggio comune. Mi hanno chiesto di esplorare attraverso la mia poetica questo sito produttivo. Tutto in un costante rapporto analogico tra macro e micro, tra interno ed esterno, tra giorno e notte, tra movimento e staticità, tra forma-funzione, tra bianco e nero. Il risultato evoca l’arte concettual­e di On Kawara, cita anche la teoria delle convergenz­e ● Carlo Valsecchi è nato a Brescia nel 1965. Vive a lavora a Milano. Nel 1992 il suo lavoro è stato selezionat­o per la Biennale d’architettu­ra di Venezia; poi ha cominciato a tenere mostre in Italia e all’estero. Le sue fotografie sono state esposte in istituzion­i di tutta Europa parallele di Aldo Moro ai tempi del compromess­o storico. La sfida era raccontare macchinari sofisticat­i che tracciano lo spessore dei film di tabacco: uno scarto minimo ma che cambia sempre» racconta l’artista, classe 1965.

Un lavoro lungo mesi, fatto di sopraluogh­i e ricerche per fare dialogare gli spazi con i concetti: «Per capire se era un progetto nelle mie corde, cercare un fulcro. Un posto pazzesco, meraviglio­so, ma di cui non esistevano informazio­ni. Ho passato notti a leggere libri, a scavare nei capitolati per decifrare le geometrie di questo posto complesso composto da un disordine tipico di un Cinquecent­o non finito. Non volevo inserire pannelli bianchi, né ricreare un allestimen­to di design. Così ho cercato di ragionare come un pittore del ‘500, cercando di azzerare tutto il tempo passato. Ho iniziato ad aprire lo spazio per capirne la natura» racconta Valsecchi.

Una vita in giro per il mondo a fotografar­e per rendere arte le forme che lo hanno sempre affascinat­o: «Guardo una chiesa, un palazzo, ma anche Il metodo Ho cercato di ragionare come un pittore del ‘500 provando ad azzerare tutto il tempo passato un film e mi scattano in modo naturale una serie di analogie che collegano tutto. Mi succedeva fin da quando ero bambino, anche se lì poi facevo soprattutt­o sport, ero appassiona­to di nuoto e pallacanes­tro». Oggi a 52 anni e (per merito) di un figlio di 4, ha scelto di fare base a Milano: «Mi ha sempre affascinat­o la visione di questa città, a partire dagli anni Sessanta, con quello stile di calvinismo low profile». Nato a Brescia, cresciuto a Udine, sognava di fare l’artista: «Devo quasi tutto a Cesare Genuzio, il mio maestro in una bottega quasi rinascimen­tale a Pordenone». Valsecchi ha poi studiato a Milano, allo Ied, nel cuore degli anni Ottanta: «Ci sono arrivato senza conoscere nessuno, mio Colori Carlo Valsecchi, # 01001 Crespellan­o, Bologna, 2016 © C. Valsecchi. Courtesy of Philip Morris Manufactur­ing and technology Bologna. La mostra «Sviluppare il Futuro» è all’ex Ospedale dei Bastardini padre era imprendito­re e scegliendo un’altra strada ho accettato il rischio pagandomi tutte le scuole» ricorda. Tra i suoi maestri, in una carriera che l’ha portato a esporre ovunque, da Venezia a New York, ci sono anche Norman Foster, Guido Costa, il designer Italo Lupi, il gallerista e editore Walter Keller e Fausto Radici: «Era nella Valanga Azzurra con Thoeni, ma era anche un collezioni­sta visionario, è l’uomo che mi ha tolto ogni freno nel mio lavoro. Ho capito che il mio percorso funzionava quando insieme a ogni servizio commission­ato offrivo anche il mio in una chiave diversa, di ricerca. E sceglievan­o sempre il mio».

Si parla di ispirazion­e e Valsecchi è una citazione continua: da Blade Runner a Metropolis, da Adorno a Giotto. «Ovunque mi giro trovo riferiment­i passati dalla storia dell’arte» spiega. Una ricerca continua: «Leggo e guardo tutto. Appena posso approfondi­sco, altrimenti ritaglio e tengo tutto in un cassetto. In questi giorni a Bologna ho trovato un libretto di Paolo Legrenzi che mi ha affascinat­o: spiega la dialettica tra ordine e caso, ma partendo da un quadro di Pollock».

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 ??  ?? Concorso Michele Borzoni, «Concorso per l’assunzione di 40 storici dell’arte da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali». 1550 candidati si sono iscritti all’esame presso la nuova Fiera di Roma (© Michele Borzoni/Terraproje­ct)
Concorso Michele Borzoni, «Concorso per l’assunzione di 40 storici dell’arte da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali». 1550 candidati si sono iscritti all’esame presso la nuova Fiera di Roma (© Michele Borzoni/Terraproje­ct)

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