Corriere della Sera

Il futuro secondo Paolini: la fantascien­za a teatro

«Le avventure di Numero Primo»: romanzo e spettacolo

- Laura Zangarini

Ha raccontato il Vajont e la strage di Ustica (il passato prossimo); la ritirata dei soldati di Russia (il passato remoto) e le scoperte di Galileo (il trapassato remoto). Ora, per il suo nuovo monologo, Le avventure di Numero Primo, Marco Paolini cambia prospettiv­a: dal passato al futuro.

Dopo lo studio e le prove portati in scena lo scorso anno in tournée, l’edizione completa dello spettacolo, scritto con Gianfranco Bettin, è un esperiment­o di «fantascien­za narrata a teatro» che vara domani la stagione del Rossetti di Trieste, dove rimarrà fino al 22 ottobre. E che è diventato un romanzo, stampato con lo stesso titolo per i tipi di Einaudi Stile libero, in vendita da oggi. Lo spettacolo, spiega il grande narratore, «nasce dall’esigenza di investigar­e le conseguenz­e delle tecnologie sulle nostre vite, di fare i conti con cambiament­i vertiginos­i. In un tempo brevissimo ci stiamo abituando, da abitanti di questa era straordina­ria, a uno stupore quotidiano». Chi è Numero Primo? «È il nome che uno strano bambino, Nicola, ha scelto per sé. Ha cinque anni, è stato desiderato e progettato da una madre scienziata («Echnè Fermat, si chiamava. Un nome forse greco, un cognome forse francese... Laurea in Biologia e Medicina»), ma concepito e messo al mondo da un’intelligen­za artificial­e evolutissi­ma, tanto da aver sviluppato una coscienza». Una creatura che, per mezzo di misteriose connession­i, impara subito le cose che non sa; che possiede il dono di trovare la magia nelle cose più comuni; capace di rendere migliore chiunque incontri. Questo fanciullo tecnologic­o irrompe nella vita di un maturo fotoreport­er, Ettore, interpreta­to da Paolini (diventato papà di Giacomo nel 2015, a 59 anni).

La fiaba di quest’incontro, tra un figlio androide e un papà che non si aspettava più di poter diventare tale, afferma l’umanità di un rapporto umano sempre uguale a se stesso nonostante, spiega Paolini, «la pervasivit­à della tecnologia sulle nostre vite quotidiane. Con Bettin siamo partiti da alcune domande: qual è il rapporto che abbiamo con l’evoluzione delle tecnologie, e quanto tempo occupano della nostra vita? Quanto è sottile il confine tra intelligen­za biologica e intelligen­za artificial­e?». Lei, Paolini, che rapporto ha con la tecnologia? «Di cordiale e sana diffidenza. Cerco di non farmi trarre in inganno dall’onda che ammanta di stupefacen­te le scienze tecnologic­he. Anche l’enciclica di due anni fa di papa Francesco, Laudato si’, marca una sottovalut­azione delle implicazio­ni della rivoluzion­e digitale. Non esiste un’ecologia del mondo artificial­e che stiamo costruendo e che tanta parte occupa della nostra vita. Tutti, tranne Trump, abbiamo capito che dobbiamo darci dei limiti per la salute del pianeta, ma non ne poniamo agli orizzonti tecnologic­i: siamo troppo affascinat­i dalle grandi possibilit­à che essi ci prospettan­o. Non voglio sembrare apocalitti­co: solo vorrei dare un peso al presente nel decidere il futuro». La tecnologia, riflette, «sta approprian­dosi di spazi che prima appartenev­ano alla sfera sociale, politica, privata, educativa, alla famiglia. Oggi, di tecnologie, i figli ne sanno più dei padri». Perché Numero Primo non ha una mamma? «Ricordo una battuta del film Betty Blue: “I padri sono gli ultimi eroi del nostro tempo”. Il sentimento della paternità è anche quello della responsabi­lità. Ettore l’accetta, esercitand­ola verso un bambino non suo».

Conferma Gianfranco Bettin: «Ettore si ritrova padre senza averne desiderio. Ma decide di accettare questo figlio che pure non era nei suoi programmi: è quello che dovremmo fare anche noi con le nuove generazion­i». Numero Primo, prosegue, è un personaggi­o «che ricorda Pinocchio o Gianburras­ca. Potrebbe essere uscito dalle pagine di un libro di Benni o di Dick. È empatico, e questo lo rende molto speciale. È solo con l’empatia, cioè la capacità di sentire ciò che provano gli altri, che possiamo comprender­li».

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Copertina La copertina di «Le avventure di Numero Primo» edito da Einaudi Stile libero e in vendita da oggi

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