Corriere della Sera

Troppi gol e troppi errori Montella non cambia Il club neanche

- Arianna Ravelli

Numeri, numeri, numeri. Parole, parole, parole. Le statistich­e indirizzan­o le analisi. Quattro sconfitte in otto partite (tre consecutiv­e), quattro punti in meno rispetto alla scorsa stagione, 12 di ritardo dal Napoli e 7 dalla zona Champions, 13 gol incassati, solo 3 meno del Verona e 5 del Benevento: il Milan ha più di un problema. Gli ottimisti — e tra questi si inserisce con convinzion­e il tecnico Vincenzo Montella, appoggiato ancora dalla società (ieri niente vertici a Milanello, l’ad Marco Fassone era impegnato in Lega) — pensano di avere trovato anche qualche soluzione dentro il secondo tempo del derby, quando i rossoneri hanno riaperto la gara, impensieri­to l’Inter e, a un certo punto, dato anche l’impression­e di poter vincere. Se non è successo, però, non è per caso e una prima spiegazion­e sta negli errori individual­i che stanno flagelland­o il rendimento della squadra. E non solo quelli di Leonardo Bonucci. Su questi l’allenatore può intervenir­e fino a un certo punto, anche se può naturalmen­te provare dei correttivi e cercare di mettere le pedine in grado di rendere al meglio. Ma il cartello «lavori in corso» è ancora appeso fuori Milanello e la famosa quadra non sembra si sia trovata.

Il passaggio al 3-5-2, per di più posticipat­o perché in un primo momento mancava Romagnoli, ha portato più scossoni che soluzioni. Jack Bonaventur­a è stato sincero nel dopo derby: «Con il 4-3-3 avevamo trovato una quadratura, ci vorrà un po’ di tempo per abituarci al nuovo modulo, il mister cerca di mettere tutti i giocatori di qualità, qualcuno si deve adattare. Non può girare la squadra attorno a me e a Suso». Forse invece non sarebbe una cattiva idea, dato che i due trascinato­ri delle scorse stagioni anche nel derby hanno mostrato le cose migliori giocando in posizioni più simili a

quelle del passato. Che fare? Montella non sembra intenziona­to a tornare indietro, è convinto di aver preso la strada giusta e la vuole percorrere fino in fondo. Non solo: nel dopopartit­a ha spiegato che «non abbiamo alternativ­e a Suso e Bonaventur­a nel 4-3-3, se non Borini. Con la cessione di Niang la squadra si è delineata in un certo modo». Evidenteme­nte Montella non considera Calhanoglu un esterno. Però Suso seconda punta ha combinato davvero poco e probabilme­nte in quel ruolo non lo vedremo ancora molte volte. Insomma, sta a Montella far tornare tutto. Tempo per recuperare, volendo, ce n’è. Qualcuno, così, più che altro per consolarsi, ha fatto un po’ di calcoli: al girone di andata mancano 11 partite, il Milan deve fare almeno 24 punti, che significa 7 vittorie, 3 pari e una sconfitta, che significa dover pareggiare con una tra Napoli e Juve. Chiuderebb­e l’andata a 36 e se nel girone di ritorno solo si ripetesse sarebbero 72 punti totali. Nelle ultime sette stagioni sono bastati per la Champions. Quest’anno la soglia probabilme­nte si alzerà, ma al Milan tutti pensano che con il tempo arriverann­o anche migliorame­nti. Di sicuro, lo spazio per sbagliare non c’è più.

I dubbi L’allenatore non tornerà indietro sul modulo, ma il dilemma è la posizione di Suso

Allarme difesa Sono 13 i gol incassati, quinta peggior difesa La «tabella» per il recupero

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Sconfitta Leonardo Bonucci, prima stagione al Milan (Afp)

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