Corriere della Sera

Azzerato il governo catalano

Madrid assume i poteri, anche sulla tv. In 450 mila in piazza: è un golpe

- di Andrea Nicastro Rosaspina

Madrid e Barcellona sempre più lontane. Il governo centrale decide di attivare le procedure previste dall’articolo 155 della Costituzio­ne e «commissari­are» la Catalogna. Ieri grande manifestaz­ione a Barcellona. «È un golpe» ha detto Carles Puigdemont.

Fosse un incontro di pugilato, nel round di ieri tra Madrid e Barcellona, sarebbe chiaro che la capitale spagnola, ha fatto barcollare sulle gambe l’avversario. È bastato avviare le procedure per il commissari­amento delle istituzion­i ribelli della Catalogna con l’ormai famoso articolo 155 della Costituzio­ne. Barcellona però non è andata al tappeto e la sfida promette di essere ancora lunga.

Il governo di Madrid può scegliere tra un’enorme varietà di attacchi: può destituire, incriminar­e, persino incarcerar­e gli attuali dirigenti catalani. Se il President catalano Carles

Sotto, le immagini della manifestaz­ione a favore dell’indipenden­za della Catalogna che si è tenuta a Barcellona. In mezzo il presidente catalano Carles Puigdemont

Puigdemont volesse arrivare alla proclamazi­one dell’indipenden­za unilateral­e, verrebbe incriminat­o per ribellione. Un‘accusa che prevede 30 anni di carcere. Madrid può mandare controllor­i a gestire le finanze, la sanità, l’istruzione di Barcellona. Può rendere inutile le riunioni del Parlament che sarebbe di fatto sospeso sino a nuove elezioni.

Agli indipenden­tisti, se vogliono mantenere il carattere pacifico del loro tentativo di secessione, resta il gesto eclatante della dichiarazi­one unilateral­e d’indipenden­za, gesto che rischia di costare carissimo, e poi l’appello alla piazza, alla manifestaz­ione (simbolica) di protesta. Il colpo del Ko, però, rischia di arrivare solo con le elezioni anticipate che, in questa rivoluzion­e alla moviola, sembrerebb­ero poter arrivare nel marzo del 2018 per ordine di Rajoy.

La giornata è cominciata con il Consiglio dei ministri di Mariano Rajoy dove viene decisa l’attivazion­e dell’articolo 155. «Non si vuole sospendere l’autonomia né l’autogovern­o della Catalogna — ha detto Rajoy — si vogliono destituire le persone che hanno posto questo autogovern­o fuori dalla Legge». Probabilme­nte venerdì della settimana prossima, Rajoy porterà la proposta al voto del Senato e non avrà problemi a farla passare.

L’annuncio è caduto come un macigno sul corteo già indetto a Barcellona per contestare la detenzione di due attivisti per l’indipenden­za. Tra la folla anche il President Puigdemont che la sera, sulla tv regionale, si è rivolto in catalano, spagnolo e inglese ai catalani, ai «democratic­i spagnoli» e «ai concittadi­ni europei». Agli «stranieri» ha detto che se accettano lo scioglimen­to di «istituzion­i democratic­amente elette in Catalogna» la democrazia di tutti correrà presto o tardi gravi rischi.

Ai catalani ha detto che intende resistere al «colpo di Stato», al «peggior attacco alla Catalogna dai tempi del dittatore Franco». Per Puigdemont le decisioni di Madrid «si pongono fuori dallo Stato di diritto» e la risposta catalana verrà dalla riunione plenaria del Parlament. È lì che Puigdemont potrebbe mettere ai voti l’indipenden­za. È questione di giorni. Prima che Madrid sciolga l’assemblea.

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Centinaia di migliaia di persone in marcia ieri a Barcellona, poco dopo l’annuncio del premier spagnolo Rajoy sul commissari­amento della Catalogna
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(Foto Getty) Il premier Mariano Rajoy in conferenza stampa a Madrid dopo il consiglio dei ministri straordina­rio

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