Azzerato il governo catalano
Madrid assume i poteri, anche sulla tv. In 450 mila in piazza: è un golpe
Madrid e Barcellona sempre più lontane. Il governo centrale decide di attivare le procedure previste dall’articolo 155 della Costituzione e «commissariare» la Catalogna. Ieri grande manifestazione a Barcellona. «È un golpe» ha detto Carles Puigdemont.
Fosse un incontro di pugilato, nel round di ieri tra Madrid e Barcellona, sarebbe chiaro che la capitale spagnola, ha fatto barcollare sulle gambe l’avversario. È bastato avviare le procedure per il commissariamento delle istituzioni ribelli della Catalogna con l’ormai famoso articolo 155 della Costituzione. Barcellona però non è andata al tappeto e la sfida promette di essere ancora lunga.
Il governo di Madrid può scegliere tra un’enorme varietà di attacchi: può destituire, incriminare, persino incarcerare gli attuali dirigenti catalani. Se il President catalano Carles
Sotto, le immagini della manifestazione a favore dell’indipendenza della Catalogna che si è tenuta a Barcellona. In mezzo il presidente catalano Carles Puigdemont
Puigdemont volesse arrivare alla proclamazione dell’indipendenza unilaterale, verrebbe incriminato per ribellione. Un‘accusa che prevede 30 anni di carcere. Madrid può mandare controllori a gestire le finanze, la sanità, l’istruzione di Barcellona. Può rendere inutile le riunioni del Parlament che sarebbe di fatto sospeso sino a nuove elezioni.
Agli indipendentisti, se vogliono mantenere il carattere pacifico del loro tentativo di secessione, resta il gesto eclatante della dichiarazione unilaterale d’indipendenza, gesto che rischia di costare carissimo, e poi l’appello alla piazza, alla manifestazione (simbolica) di protesta. Il colpo del Ko, però, rischia di arrivare solo con le elezioni anticipate che, in questa rivoluzione alla moviola, sembrerebbero poter arrivare nel marzo del 2018 per ordine di Rajoy.
La giornata è cominciata con il Consiglio dei ministri di Mariano Rajoy dove viene decisa l’attivazione dell’articolo 155. «Non si vuole sospendere l’autonomia né l’autogoverno della Catalogna — ha detto Rajoy — si vogliono destituire le persone che hanno posto questo autogoverno fuori dalla Legge». Probabilmente venerdì della settimana prossima, Rajoy porterà la proposta al voto del Senato e non avrà problemi a farla passare.
L’annuncio è caduto come un macigno sul corteo già indetto a Barcellona per contestare la detenzione di due attivisti per l’indipendenza. Tra la folla anche il President Puigdemont che la sera, sulla tv regionale, si è rivolto in catalano, spagnolo e inglese ai catalani, ai «democratici spagnoli» e «ai concittadini europei». Agli «stranieri» ha detto che se accettano lo scioglimento di «istituzioni democraticamente elette in Catalogna» la democrazia di tutti correrà presto o tardi gravi rischi.
Ai catalani ha detto che intende resistere al «colpo di Stato», al «peggior attacco alla Catalogna dai tempi del dittatore Franco». Per Puigdemont le decisioni di Madrid «si pongono fuori dallo Stato di diritto» e la risposta catalana verrà dalla riunione plenaria del Parlament. È lì che Puigdemont potrebbe mettere ai voti l’indipendenza. È questione di giorni. Prima che Madrid sciolga l’assemblea.