Ora l’Inps cerca i pensionati olandesi
Incentivi e «senior house»: la risposta alla mobilità degli italiani che vanno all’estero
Il pensionato è mobile. Da elemento statico della società, ora è diventato protagonista di un nuovo fenomeno: lo spostamento in Paesi dove il clima è più mite e il fisco è più generoso. Spagna e Portogallo le mete preferite. A Tenerife, nelle Canarie, per una villetta sul mare bastano 70 mila euro. Ma ora anche l’Italia vuole dotarsi di un piano per diventare «attrattiva» per i pensionati dei Paesi del Nord.
Una volta erano considerati l’elemento statico della società, una palla al piede. Nell’economia moderna fatta di flussi e rapidi spostamenti anche i pensionati hanno imparato a dotarsi di vite mobili. Si trasferiscono dall’Italia in altri Paesi europei a caccia di sole e di un fisco più generoso, si spostano nelle regioni italiane dove il clima è più mite, hanno rivitalizzato il business delle crociere che una volta veniva dato per maturo, hanno cominciato a fare i conti con la tecnologia digitale e più in generale hanno messo in moto quella che gli addetti ai lavori chiamano silver economy. I pensionati italiani sono un aggregato di tutto rispetto — più di 16 milioni di persone — che in un Paese da 60 milioni di abitanti hanno un peso oggettivo al quale va aggiunto quello soggettivo rappresentato dalla capacità di condizionare partiti e sindacati. Ergo interessarsi delle loro nuove vite mobili è quasi un obbligo anche per gli economisti.
Gli assegni diversi
Come ha messo in rilievo il Censis nel suo ultimo Rapporto i pensionati «sono un universo ampio ed eterogeneo», tra loro esistono diversi «popoli» e la linea di demarcazione più facile da tirare riguarda l’entità degli assegni che ricevono, «mediamente migliori come effetto di carriere contributive più lunghe e continuative nel tempo e dell’occupazione in settori e con inquadramenti professionali migliori». Secondo i dati elaborati su base Istat comunque il 25,7% incassa mensilmente un vitalizio inferiore ai 500 euro, circa il 40% gode di un importo tra i 500 e i mille euro, il 23,5% si colloca nella forchetta tra i mille e i 2 mila euro e solo il 3,2% supera i 3 mila euro. È questo il contesto dal quale è nato un fenomeno che potremmo chiamare di emigrazione previdenziale. I Paesi che la stanno sfruttando con una certa abilità sono soprattutto la Spagna e il Portogallo. Si racconta che passeggiando per le vie di Tenerife, nell’isola delle Canarie, si sente parlare italiano con una certa frequenza. Il vantaggio fiscale è in media del 5%, ma cambia a seconda delle differenti aliquote e concorre ad attrarre i pensionati italiani (nel solo ‘17 già 217) perché si somma con un basso costo della vita. Un affitto costa 400 euro e con 10 euro si mangia in un ristorante. Dopo due o tre anni gli export-pensionati comprano anche casa: 70 mila euro per una villetta sul mare. A muoversi verso le Canarie — temperatura costante tra i 20 e i 27 gradi — sono per lo più gli over 65 delle grandi città, Roma e Milano. Un piccolo boom poi lo sta conoscendo il Portogallo che pratica una politica aggressiva di attrattività che ha già convinto nel solo 2017 circa 300 nostri connazionali.
Nei primi dieci anni di nuova residenza la pensione è tax free e ovviamente ciò attira anche polacchi, tedeschi e inglesi. Per maturare la prima residenza sono necessari sei mesi di uno stesso anno e gli italiani vanno a stare in prevalenza a Lisbona. Racconta Grazia Pracileo, responsabile relazioni esterne della piattaforma Madre in Italia che fornisce consulenza all’emigrazione previdenziale: «Chi si trasferisce in Portogallo è attento sì al costo della vita e al regime fiscale ma anche alla qualità dei servizi ospedalieri, perciò rimane nella Capitale. E ormai si è formata un’ampia comunità italiana». Sempre Pracileo racconta come «siamo bombardati di richieste di informazioni, una volta si trasferivano i pensionati con mille euro, oggi anche chi ne prende 2.500 e c’è una specie di passaparola tra i vicini di casa». C’è chi vive questo particolare tipo di emigrazione come un’avventura e chi come un inevitabile lutto, ma tutti sono accomunati dal considerarsi vittime di un’ingiustizia fiscale. Vengono segnalati flussi di pensionati italiani anche in direzione della Tunisia e di Sofia in Bulgaria. «In questo caso sono persone che in virtù delle loro competenze pensano di poter avere una seconda stagione lavorativa come consulenti delle piccola industria».
Per Ivan Pedretti segretario generale dello SpiCgil — tre milioni di iscritti — il fenomeno è frutto di una politica poco attenta all’invecchiamento strutturale della popolazione. «Ad andare via sono per lo più ex insegnanti — dice —. I numeri stanno crescendo e noi sosteniamo che qualcosa debba essere fatto a livello fiscale, ad esempio introducendo parità di tassazione tra lavoro dipen-
dente e pensionati che oggi non possono usufruire delle detrazioni». Secondo una tabella elaborata dallo Spi-Cgil la differenza tocca anche i 267 euro annui per una pensione di 1.150 euro ma cala anche quando le pensioni salgono. «È comunque una sovrattassa» sentenzia Pedretti.
La risposta italiana
La concorrenza di Spagna e Portogallo non sembra allarmare il presidente dell’Inps, Tito Boeri, vuoi per i numeri che giudica ancora bassi vuoi perché considera tutto ciò nell’ordine delle cose nell’Europa unita. Altro è quando gli emigrati dall’Italia che non torneranno più in patria continuano a ricevere prestazioni assistenziali — e non previdenziali — come la 14a mensilità e gli assegni sociali. «È un conto da oltre 35 milioni», salito del 131% nel 2016 dopo che la nostra legge di Bilancio ha ampliato platea e importo di queste prestazioni di welfare. In omaggio alla libera concorrenza intra-Ue Boeri però coltiva un’altra idea: un piano che vedrà la luce nel 2018 per attrarre a nostra volta pensionati dei Paesi Nordici, dall’Olanda alla Scandinavia. «Penso a qualcosa da costruire con i nostri Comuni delle zone interne. Creare delle senior house con una buona copertura di servizi medici per accogliere i nuovi arrivati». Ma non ci sarà bisogno anche di incentivi fiscali? «Si può vedere, magari validi solo per tre anni. Se ci organizziamo possiamo essere competitivi».
La mobilità territoriale post-pensione ha nobili precedenti. Max Weber già parlava di Wiesbaden, a 40 km. da Francoforte, come una Pensionopoli dei borghesi tedeschi di allora riprendendo un neologismo coniato da un altro sociologo teutonico Werner Sombart. Wiesbaden aveva 26 mila abitanti nel 1866, crebbe fino a 100 mila nel 1905. Anche da noi i pensionati milanesi e piemontesi si trasferiscono in Liguria da tempo non per cercare vantaggi fiscali quanto per usufruire del microclima marittimo. Un flusso costante che può essere ricavato da queste cifre: in Liguria secondo i dati Istat riferiti al 2015 si sono trasferiti circa 4 mila nuovi residenti da 66 anni in su. Stiamo parlando della regione che già di suo è la più anziana d’Italia per via di una pesante crisi demografica dovuta al mutamento dell’economia territoriale, alla crisi della grande industria e quindi a un esodo di competenze e professionalità. Gli over 65 sono il 28,4% contro il 22,3% medio dell’Italia, l’indice di vecchiaia è 249,8 contro 165,3. Racconta Paolo Borzatta, senior partner di The european house-Ambrosetti che in collaborazione con il governatore Giovanni Toti ha lavorato a un piano strategico per la Liguria 2020: «In passato la regione ha attratto pensionati sia per il clima sia per il costo della vita più basso ma si può fare meglio, sviluppando una vera offerta di attrazione. Lo slogan della Florida d’Italia non mi piace, non vogliamo che Bordighera e Pietra Ligure diventino dei posti per soli anziani, coltiviamo un’idea più articolata che non tagli fuori le generazioni più giovani». Lo slogan è «dal mare alla vita» e può essere l’occasione per sviluppare una serie di servizi aggiuntivi, non solo ospedalieri. Una strategia innovativa chee si può facilmente sposare con le idee di Boeri e mitigare i rischi di spopolamento della Liguria. Un invito a dotarsi di una politica capace di sfruttare le potenzialità legate alla mobilità dei «nuovi» anziani viene anche da Maurizio Ferrera, fondatore del sito Secondowelfare. «Negli Usa le grandi catene di servizi di grande distribuzione o farmaci seguono addirittura la trasmigrazione dei pensionati spostando personale per rafforzare le filiali della Sun Belt, la cintura del sole degli stati meridionali».
In viaggio via mare
Nella partita delle vite mobili dei nuovi anziani spicca anche il capitolo crociere. Almeno un quarto dei viaggiatori sono over 65, le società di navigazione se li contendono con sconti e tariffe abbordabili ed è un pezzo della silver economy. Secondo Alessandra Lanza, della società di consulenza Prometeia, stanno cambiando con grande velocità abitudini e comportamenti di spesa degli over 65. Il loro è un invecchiamento attivo: partecipano alla vita sociale, cresce il volontariato ma non solo. «Una novità è sicuramente data dal rapporto con la tecnologia, dallo smartphone si è passati all’iPad e come conseguenza di è rafforzata l’attenzione ai viaggi, al turismo del benessere e alla ripresa dei contatti tra persone lontane ai quali fa quasi sempre seguito un incontro vis-à-vis».
Lanza ne parla come della «prima generazione di pensionati che si digitalizza»: l’uso di Internet tra i 65-74 anni è salito dal 12% del 2010 al 29% del 2016 grazie alla lettura quotidiani e all’uso regolare della posta elettronica. La novità è stata captata anche dallo Spi-Cgil: secondo Pedretti infatti lo sviluppo di servizi tecnologici per gli anziani, dai robotini che ne facilitano alcune funzioni fino alla domotica per essere più sicuri in casa, aiuta lo sviluppo di un’offerta tecnologica made in Italy. A Milano il sindacato ha persino presentato agli iscritti una stampante 3D per mostrare come la tecnologia possa venire incontro al welfare, un esempio su tutti la realizzazione di protesi ortopediche.
L’idea dell’Inps è di invogliare a venire in Italia, con strutture e incentivi, i pensionati dei Paesi Nordici