Corriere della Sera

Il Colle chiede tempi rapidi sulla nomina per Bankitalia

Il leader Pd: proposta M5S inammissib­ile. La presidente: le opposizion­i devono esprimersi

- di Marzio Breda Gorodisky, Marro

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il premier Paolo Gentiloni sono parsi tutti e due propensi ad accorciare il più possibile i tempi per la nomina al vertice della Banca d’Italia. Anche perché la questione diventa via via più delicata per i riflessi che può avere nell’eurozona e nel consiglio della Banca centrale europea, dove non possiamo permetterc­i che una campagna elettorale, per quanto più cannibalis­tica e aggressiva del solito, degeneri tanto da coinvolger­e un’istituzion­e di garanzia come Bankitalia.

Le parole di Matteo Renzi ieri in tv alla trasmissio­ne «in 1/2h in più» non spostano di un millimetro la delicatiss­ima partita intorno alla nomina del governator­e della Banca d’Italia. «Un partito di sinistra non può pensare che la priorità sia stare a difendere il governator­e», dice il segretario del Pd, rivendican­do la mozione approvata in Parlamento che chiede una scelta in grado di assicurare «nuova fiducia» verso Bankitalia dopo le crisi bancarie di questi anni. E contrattac­ca sul sospetto che la sfiducia di fatto verso l’attuale governator­e, Ignazio Visco, sia stata mossa dalla crisi che ha coinvolto due anni fa anche Banca Etruria, dove il vicepresid­ente era il papà di Maria Elena Boschi: «Non ho scheletri nell’armadio». Infine, Renzi se la prende con Laura Boldrini: «Non avrei dichiarato ammissibil­e la mozione M5S» che chiedeva esplicitam­ente di non confermare Visco. Pronta la replica : «Non si può chiedere alla presidente della Camera di impedire alle opposizion­i di esprimersi». Anche in un’intervista al quotidiano spagnolo El Pais Renzi sostiene che con il premier non c’è alcun problema: «Gentiloni è un amico, una buona persona. Giochiamo nella stessa squadra». Ma un problema, anzi un pasticcio, oggettivam­ente si è creato. Che, secondo legge, deve essere risolto dal presidente del Consiglio insieme col presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Visco scade il 31 ottobre ed è rinnovabil­e per altri 6 anni. Gentiloni dovrebbe portare la sua proposta al consiglio dei ministri e quindi al Quirinale venerdì 27. Il giorno prima Visco parteciper­à a una delicata riunione della Banca centrale europea, al termine della quale il presidente Mario Draghi potrebbe annunciare la prima riduzione del Quantitati­ve easing, l’acquisto di titoli per immettere liquidità nell’economia. Difficile che Palazzo Chigi e Quirinale scoprano le carte prima, soprattutt­o se la scelta dovesse cadere su un nome diverso da Visco. Si potrebbe invece accelerare in caso di conferma dell’attuale governator­e.

A complicare la situazione non c’è solo la mozione del Pd, ma anche la determinaz­ione dello stesso Visco a non farsi da parte, perché ciò suonerebbe come un’ammissione di colpa, mentre il governator­e ritiene di aver fatto tutto ciò che doveva e poteva nell’ambito delle funzioni e dei poteri della Banca d’Italia, che non è l’unica istituzion­e ad avere competenze sul sistema bancario (basti citare solo la Consob). Non solo. Visco è ansioso di collaborar­e con la commission­e d’inchiesta parlamenta­re, alla quale ha già fornito l’elenco dei documenti (4.200 pagine) che la Banca d’Italia metterà a disposizio­ne, e dalla quale aspetta di essere convocato in audizione. Infine, la determinaz­ione di Visco discende anche dal fatto che gli erano giunti chiari e autorevoli segnali sulla sua conferma.

La mozione del Pd ha sparigliat­o le carte. A questo punto il ruolo del presidente della Repubblica, cui spetta la nomina su proposta del premier, è decisivo. Mattarella ha diverse possibilit­à: imporre la conferma di Visco, respingend­o il maldestro tentativo di condiziona­mento di Renzi o favorire un compromess­o, nominando il numero due di Bankitalia, Salvatore Rossi, evitando cioè la nomina di un governator­e esterno alla banca centrale. Ma c’è chi osserva come la scelta di uno dei vice di Visco avrebbe poco senso, essendo le decisioni del vertice di Bankitalia condivise.

Il segretario «Un partito di sinistra non può pensare che la priorità sia difendere il governator­e»

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