Maroni: trattiamo con Roma
Il capo della giunta lombarda: tre milioni sono quasi gli abitanti della Toscana Dovranno ascoltarci
«Tre milioni di voti sono tanti e li farò pesare» dice il governatore lombardo Maroni. «Tratto con Roma».
«Sono veramente soddisfatto, veramente soddisfatto...». Roberto Maroni può tirare il fiato: «Porterò i voti di milioni di lombardi tutti con me, a Roma».
Non si aspettava qualcosa di più?
«Ma no. Tre milioni di lombardi sono quasi gli abitanti di tutta la Toscana. Sono il doppio dei liguri. Sono più voti degli abitanti di undici regioni italiane. Io credo che in questi numeri ci sia il peso vero di questa consultazione».
Quando ha tirato il fiato?
«Dopo il dato dell’affluenza alle 19. Fatti i conti con il punto di riferimento che avevo preso, l’affluenza al referendum di conferma della riforma costituzionale del 2001, sapevo che avremmo superato il dato anche alle 23. E così è stato».
Cosa le suggerisce questo risultato?
«Ci dice che il Nord c’è e vuole essere ricompensato. Vuole vedere riconosciuto l’impegno che mette nel trainare l’economia nazionale. Ma, come è scritto nel nostro quesito, il tutto avviene all’interno dell’unità nazionale».
Nessun «nordismo» in opposizione alla Lega nazionale di Salvini.
«Macché. Ho già sentito il segretario e lo incontrerò domattina (oggi, ndr) per preparare le iniziative politiche e istituzionali da prendere».
Quali sono le competenze che chiederà allo Stato su cui punta di più?
«Attenzione: noi chiederemo tutte e 23 quelle possibili. Questo è quello che dirò domani in consiglio regionale. Quei milioni di voti ci chiedono di puntare a chiedere tutto. Però è vero che ce ne sono tre che io considero prioritarie».
Quali sono?
«L’istruzione, la ricerca e l’innovazione nell’ottica del sostegno alle imprese e soprattutto il coordinamento del sistema tributario».
Che cosa significa quest’ultima?
Del governo ho sentito il ministro dell’Interno Minniti, ma solo per dirgli che la sperimentazione del voto elettronico è andata molto bene
Con me a Roma ci saranno anche un rappresentante del sistema camerale, un costituzionalista e un esponente del mondo accademico
«Nella mia ottica, significa ridurre le tasse. Significa poter dire alle imprese che assumono giovani lombardi che possiamo fare qualcosa di più per loro. Il titolo è Coordinamento del sistema tributario ma il significato per me è tutto lì».
Chi la accompagnerà a Roma per la trattativa?
«Certamente ci sarà Piero Bassetti. È stato il primo presidente della Regione Lombardia. Rappresenta un mondo che non è quello della Lega, ma è il simbolo di quando è nata la nostra prima autonomia. Ho con lui un rapporto di affetto personale. È il padre nobile della Lombardia, l’uomo che ha fatto partire la locomotiva».
Qualche altro?
«Volevo un rappresentante del sistema camerale e ho pensato al presidente di Unioncamere Lombardia, che è anche un grande imprenditore come Gian Domenico Auricchio. Ma ci saranno anche un costituzionalista e un esponente del mondo dell’Università».
Il Pd ha invitato a disertare le urne.
«Io non faccio polemica, ho detto subito che non l’avrei buttata in politica. Mi interessa, del Pd, il presidente del consiglio Gentiloni che è il mio interlocutore. Non mi curo di polemiche che sono poca cosa rispetto al risultato. Gli è andata male, passiamo oltre».
Nel centrodestra molti non hanno perdonato l’appello al non voto...
«Mi hanno detto che nel paese del ministro Maurizio Martina, che molto si è speso per il non voto, si è superato di slancio il 50 per cento».
Il Veneto ha fatto però altri numeri. Non le pesa?
«Ma no. La tradizione autonomista in Veneto è sempre stata fortissima, mentre la Lombardia è sempre stata più pragmatica».
Ha già sentito qualche esponente del governo?
«Il ministro dell’Interno Marco Minniti, ma solo per annunciargli che la sperimentazione del voto elettronico è andata molto bene».