Corriere della Sera

Il bilancio di Salvini «Non vince la Lega, vincono tutti E ora li faremo anche al Sud»

- di Marco Cremonesi

«Sono oltre cinque milioni di persone che sono andate a votare. E mi chiede come è andata?». Matteo Salvini fa i suoi conti. Per lui, come per tutta la Lega, il momento della svolta è stato poco dopo le 19. È a quell’ora, con l’arrivo dei dati sull’affluenza che la tensione si rompe. Perché per il segretario leghista la partita referendar­ia è sempre stata ad alto tasso di insidia. Che però si scioglie: «Alla fine, avranno votato almeno cinque milioni di persone. È una cosa che non si può ignorare. Nessuno potrà farlo».

Il numero assoluto dei votanti lo colpisce: «Pensare che in Catalogna tutto il bailamme e il caos che sono venuti dipendono dal voto di soltanto due milioni persone... ». In ogni caso, Salvini ci tiene a sottolinea­rlo: «Hanno capito in tanti che questo non erano i referendum della Lega, e questa non è una vittoria della Lega. Ma di tutti coloro che, nell’ambito della Costituzio­ne, vogliono cambiare».

Salvini ha trascorso una giornata famigliare, «a pranzo con i nonni e poi un Milan tragico. Ma a San Siro Galliani mi ha fatto vedere la ricevuta del voto». Dopo la parentesi il segretario leghista torna al tema: «Questo è un segnale di una voglia di cambiament­o incredibil­e. E sono sicuro che i governator­i già da domani lavorerann­o per concretizz­are». Per Salvini, però, il tema più stuzzicant­e non è quello fiscale: «Se io dovessi dirne uno di slancio, parlerei della scuola.

Come in Europa Il tema dell’autonomia è attuale in tutta Europa Altrove lo portano avanti forzando la mano, noi lo facciamo nell’assoluto rispetto della Carta

La ricevuta di Galliani «In tanti sono andati a votare, nessuno potrà ignorarlo A San Siro Galliani mi ha fatto vedere la ricevuta del voto»

Non è possibile che a più di un mese dall’inizio delle lezioni ci siano ancora migliaia di cattedre vuote perché non sono stati nominati i professori».

Per Salvini, però, il referendum presentava dei problemi. In molti nella Lega ritengono che lui lo consideras­se divisivo. Anche, ma non solo, rispetto agli alleati possibili della coalizione in costruzion­e. Cosa che peraltro, in parte, con i Fratelli d’Italia è accaduta. Ma la cosa più difficile, raccontano i suoi, è stato come proporre sé stesso. Fin troppo, secondo i suoi collaborat­ori, che non l’avevano visto in partita come al solito. Non ci avrebbe, come si dice, «messo la faccia». Lui però non accetta assolutame­nte l’osservazio­ne: «Ma chi lo dice? Io ho fatto in poche settimane una sessantina di incontri pubblici tra Veneto e Lombardia. Non vedo chi possa dire di aver fatto altrettant­o». Però, in television­e ne ha parlato non troppo. Ha accennato all’argomento venerdì a L’Aria che tira, mercoledì a Mattino 5 e lunedì scorso a Night tabloid. Per i confronti diretti, come quello con il presidente dell’Emilia Stefano Bonaccini, la faccia era

quella di Giancarlo Giorgetti. Perché l’altra insidia, per Salvini, che il fronte del non voto usasse la sua faccia come spauracchi­o. Diventasse il simbolo di coloro che invitavano a disertare le urne.

E poi c’era il fronte interno. Il rischio era quello di ridare fiato a posizioni nordiste che nella Lega sono state superate proprio dalla svolta di Salvini: «Di certo, la secessione è il passato. Mentre il tema dell’autonomia, anzi delle autonomie, mi pare sia attuale in tutta Europa. Altrove lo portano avanti forzando la mano, noi lo facciamo nell’assoluto rispetto della Costituzio­ne e dell’unità nazionale».

Poi, il segretario leghista sbotta: «Se una avesse voluto dar retta alle analisi secondo cui la linea nazionale di Salvini avrebbe portato la Lega al patatrac e fatto perdere consensi, direi che quantpo è accaduto in Veneto dice l’esatto contrario». Però, in Lombardia il voti sono stati molti meno.

Ma Salvini non si scompone: «È chiaro che in Veneto l’affluenza è più alta. Il Veneto ha una storia, una lingua e una bandiera».

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(LaPresse) Al voto Il leader della Lega Matteo Salvini, 44 anni, con la figlia al seggio

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