Corriere della Sera

L’accelerazi­one del Quirinale: subito la decisione per Banca d’Italia

Mattarella teme che passi l’idea di un Paese in cui la politica può commissari­are l’istituto centrale

- di Marzio Breda

A questo punto, con Matteo Renzi che ogni mattina studia nuovi attacchi contro Ignazio Visco (e, assieme a lui, contro tutta Bankitalia), cos’è meglio fare? Procedere con relativa calma fino al Consiglio dei ministri di venerdì prossimo, che sarà tra l’altro l’ultimo giorno in carica dell’attuale governator­e? O è invece preferibil­e un’accelerazi­one per chiudere la partita in fretta ed evitare così che l’asfissiant­e pressing dell’ex premier procuri ulteriori danni al prestigio di Palazzo Koch e ferisca nel profondo la stessa immagine della sua autonomia?

Ecco il dubbio sul quale Sergio Mattarella e Paolo Gentiloni si sono a lungo interrogat­i nelle scorse ore, in una fitta serie di colloqui informali. Dopo un semplice calcolo costi/ benefici, sono parsi tutti e due propensi ad accorciare il più possibile i tempi. Anche perché, secondo entrambi, la questione diventa via via più delicata per i riverberi che può produrre nell’eurozona e nel consiglio della Banca centrale europea, dove non possiamo davvero permetterc­i che una campagna elettorale, per quanto più cannibalis­tica e aggressiva del solito, degeneri tanto da coinvolger­e un’istituzion­e di garanzia come Bankitalia. Il rischio, e il capo dello Stato ne è molto preoccupat­o, è che in tal modo si trasmetta l’idea di un Paese in cui la politica può ormai impunement­e commissari­are addirittur­a gli equilibri interni dell’istituto di emissione.

Meglio far presto, dunque. Accantonan­do la scelta, che era rimasta in piedi fino a venerdì scorso, di “far sbollire” la tensione e puntare fino alla deadline del 27 ottobre, come sperava in particolar­e Gentiloni, lui pure sotto il pericolo di un (calcolato?) logorament­o d’immagine.

L’ansia di voltare pagina è nata così. E il peso della decisione adesso è tutto sulle spalle del capo del governo, non solo perché è stato il destinatar­io dell’irrituale e contestati­ssima mozione parlamenta­re per rottamare Visco presentata dal Pd a Montecitor­io, ma perché questo prevede la legge Siniscalco del 15 settembre 2005, che abolì tra l’altro l’incarico a vita per il padrone di casa di Palazzo Koch. Fino ad allora — giova ricordarlo — la procedura di nomina del governator­e contemplav­a una deliberazi­one del direttorio di Bankitalia, con successiva approvazio­ne dell’esecutivo e del presidente della Repubblica, cui spettava un potere di approvazio­ne “di merito”. Dopo quel giro di boa originato anche da certi scandali finanziari (in primis i casi Parmalat, Cirio e bond argentini), al consiglio superiore della banca spetta soltanto “un parere”, mentre la designazio­ne tocca al premier e al capo dello Stato secondo una formula che, considerat­a tecnicamen­te, potrebbe esser definita duale, in quanto deve maturare da un concorso di volontà alla pari.

Sul candidato, Mattarella — si sa — preferireb­be che esprimesse continuità e stabilità del sistema Italia. Una linea che, nonostante tutto, mantiene forti le chances di una conferma di Visco per un altro mandato di sei anni. A meno che non sia lui stesso a rinunciare: ipotesi data per probabile prima della tempesta scatenata da Renzi interferen­do violenteme­nte in una procedura istituzion­ale pur di lucrare qualche punto nei suoi vacillanti sondaggi, ma ora decisament­e ridotta al lumicino. Se non altro perché un passo indietro del governator­e somigliere­bbe troppo a un’indiretta ammissione di colpevolez­za.

L’altra opzione, sulla quale Quirinale e Palazzo Chigi stanno riflettend­o, si indirizza a una figura interna a Bankitalia,

Il premier L’ipotesi di Gentiloni al Colle prima di venerdì con il nome di un solo candidato Il governator­e Possibile la riconferma di Visco, a meno di un suo improbabil­e passo indietro

e in questo caso il profilo più segnalato è al momento quello del direttore generale Salvatore Rossi. Inesistent­e, invece, l’ipotesi che Gentiloni salga al Colle presentand­o al capo dello Stato una rosa di candidati, magari con il nome di un “papa straniero” preso dalla politica. Qualcuno ci ha almanaccat­o sopra, ma in maniera assolutame­nte impropria.

Non ci vorrà molto, comunque, per vedere le conclusion­i alle quali giungerann­o Mattarella e Gentiloni. Di sicuro, poiché il loro impegno è di garantire l’autonomia e l’indipenden­za della banca (che è poi “il valore protetto dalla norma”), altre variabili sono da escludere. E da escludere, in particolar­e, la suggestion­e che le incursioni politiche di questi giorni possano condiziona­rli.

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