Corriere della Sera

Il leader pd chiude al dialogo con i bersaniani

No alle richieste di Mdp sulla legge elettorale. La replica: le parole arroganti un punto di non ritorno

- Nota metodologi­ca: simulazion­e Ipsos di risultati elettorali alla Camera Numero interviste utilizzate: 46.450 in totale (media 200 per collegio) riponderat­e. Periodo di riferiment­o: interviste realizzate da settembre 2016 a settembre 2017 * 617 invece che

Il dialogo, appena ripartito, sembra già finito. Perché, come dicono in molti, il botta e risposta tra Roberto Speranza e Matteo Renzi somiglia più al gioco del cerino, per capire su chi ricade la responsabi­lità della rottura, piuttosto che a un reale tentativo di riavvicina­mento. Roberto Speranza, con un’intervista a Repubblica, si è detto pronto a incontrare Renzi, per intavolare un dialogo, a partire da legge elettorale e legge di bilancio. La prima risposta, di Ettore Rosato, va in direzione opposta: ok al dialogo, ma prima votate il Rosatellum. A seguire, Matteo Renzi, che dice sì, «se è un dialogo serio», ma poi sbatte la porta sul Rosatellum: «Rimetterlo in discussion­e, vuol dire rinunciare ad approvarlo».

Chiusura contrastat­a dai molti pontieri al lavoro nel Pd, da Dario Franceschi­ni a Andrea Orlando, da Gianni Cuperlo fino a Luigi Zanda. Ma sarà probabilme­nte proprio il voto sul Rosatellum, con il prevedibil­e no di Mdp, a sancire la fine del dialogo e l’apertura ufficiale della campagna elettorale. A meno di un colpo di scena, e che cioè Renzi venga convinto a fissare almeno un incontro, per evitare, appunto, di rimanere con il cerino in mano. Ma anche in quel caso, le speranze di un riavvicina­mento tra Pd e sinistra restano più che esigue.

Basta sentire cosa dicono dalle parti di Mdp. Pier Luigi Bersani, ancora prima delle risposte, aveva profetizza­to: «C’è da augurarsi che le risposte a Speranza siano serie e non arroganti o propagandi­stiche. Sarebbe un punto di non ritorla no. Maria Cecilia Guerra, capogruppo Mdp al Senato, si dice «sconfortat­a» dalle risposte. Massimo Paolucci, esponente vicino a Massimo D’Alema, guarda già avanti: «Le reazioni di Renzi e degli altri sono state deludenti e arroganti. L’oracolo Rosato dice: Centrodest­ra unito e centrosini­stra unito Maggiorita­rio 79

FdI 16 Lega 59

FI 60

Maggiorita­rio 81

Centrodest­ra unito e centrosini­stra diviso

Maggiorita­rio 55 FdI 16 Lega 59

FI 60

Maggiorita­rio 101

Centrodest­ra 236 votate Rosatellum e poi parliamo. È impression­ante il silenzio sul merito, zero riflession­e, roba da far cadere le braccia. Lo spiraglio mi sembra che si sia già chiuso, serve un progetto alternativ­o». In linea Miguel Gotor: «Mi pare chiaro che abbiano risposto picche su tutta Pd 105 Sin 23 M5S 108

Maggiorita­rio 71

altri 15 linea. Non modificare la legge elettorale, non diminuire i nominati, non introdurre il voto disgiunto, sono tutti atti che mettono benzina sul fuoco delle forze anti sistema». Gotor, Paolucci e molti altri sono convinti, il Pd di Renzi ha scelto la strada «di un governicch­io con Forza Italia». E a noi, aggiunge Arturo Scotto, «ci hanno già fatto ciaone». Ma è un ciaone che probabilme­nte Speranza, Bersani e D’Alema avevano ampiamente previsto.

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